02
Lug
08

I monumenti del Mazzo

Il monumento al badilante

Il monumento al badilante

Un enorme simbolo fallico si staglia ormai incombente, irriverente e impudente sulla (pubblica) via per la stazione a enorme et imminente periglio a occhi per le giovini menti e creature
 
vorrei in questo momento ave’ lo dono dalla sacra musa pe dare forza e garbo a li pensieri mii con giusta cura

la dove figaro nostrano attese invano
acchè lo monumento a lo caduto fosse data mano
giace ‘na cosa strana da la capoccia tonda
sacrario pe’ lo piscio umano pare acconcia
invece che alla memoria si corpo conta
così che gente gode come tonta
 
testa di minchia l’appellai di schianto
mi misi a ride pe’ no scoppiare in pianto
tutta rotonda avea la cappella
e d’essa si facea mostrare così bella
e ora forse pe’ la legge a contrappasso
ti spunta testa quadra quasi a….Mazzo

a metà circa della via pe la stazione
ti spunta questo coso come no testone
dalle sembianze e lo progetto strano
un si capisce se ci’ha ‘il capo e n’dove è l’ano
amorfo coso indefinito e senza muso
gli manca di sicuro gli occhi e pure il culo

pe questo mi sovviene la multipla seicento
che avea però le curve e un certo movimento
da uno confuso citto con il LEGO sembra sia fatta
c’è già qualcuno che l’ha chiamata CASAMATTA
ogni mattina vedo tristo novo cambiamento
l’ultima volta son spuntate le palpebre sul tetto

mi sembra di ave letto che è una casa eco
io mi domando chi ha mai fatto questo coso così bieco
pe’ ‘na supposta storia d’orrendo impatto ambientale
noi semo stati boni a un fa fa lo soprapasso si letale
e poi ci becchiamo zitti zitti questi cosi così orrendi
chiudendo gli occhi e digrignando in bocca i nostri denti

ammazza quante incazzature sempre mi piglio
eppure c’è gente che sta bona e un batte ciglio
anzi dirò che pure queste quattro righe
po darsi che un siano rose e manco spighe
alla dimanda d’ospitalità richiesta
di esse messe in pubblica finestra

mi fan notare che lo coso  immondo
proviene da si banca di maremma il mondo
notoriamente generosa e sempre assai disposta
pronta sponsorizzatrice locale cosa proposta
capisco che allo slogan diversa si vole presentare
ma così come ‘un è possibile un’alba da comprare

cert’altre cose è invece azzardo l’acquisire
la parola tua di dire o non far dire
segno di spirito è l’altrui critica accettare
o almeno un po’ soffrire e sopportare
lo spirito e il pensare non lo ferma niente
io provo a di’ quello che penso alla mi gente


111 Risposte to “I monumenti del Mazzo”


  1. 1 Maurizio Martellini
    luglio 17, 2008 alle 10:32 PM

    carissimo poeta!

    hai ragione la casa delle finestre che non ci so fa vermante schifo! sul eco sostenibile avrei da ridire….
    basta costruire su un palazzo di 100 piani due pannelli solari per farlo diventare ECO!?
    quindi non strafalciamo piu questa parola che ultimamente è usata in modo mal destro da molti!

    L’unica cosa che mi ha fatto penzare un po è ma braccagni come mai non si ribella come mai non dice nulla ?? va tutto bene cosi? si vede che a tutti piace !

    io credo che dovremmo fare di un paese un esempio per la citta e dalla citta un esempio per l’italia !

    ma il male piu grosso degli italiani si fa sentire anche nei paesi piu piccoli quello di stare zitti ,fregarzene di tutto ,aspettare che un altro risolva il problema , e se poi il problema c’è è di tutti e pesa meno!

    ma tanti problemi pesano tanto!

    un grande uomo una volta mi disse, che con dei buoni ingredienti possiamo fare un piatto buono o cattivo ma con degli ingredienti pessimi possiamo fare solo piatti cattivi!
    quandi cerchiamo degli ottimi ingredineti e facciamo qualcosa di buono per tutti!

    ricordiamoci
    Etiam capillus unus habet umbram suam

  2. 2 il vecchio girino
    luglio 19, 2008 alle 12:50 am

    carissimo Maurizio

    prima di tutto non so un poeta, e ci vole poco a capillo
    un so nemmeno un letterato perché che “Etiam capillus unus habet umbram suam” potrebbe vole di “Anche un solo capello ha la sua ombra” l’ho scoperto solo adoperando questa incredibile risorsa che è internette (fra parentesi mi piace di molto sto detto)
    Ho provato a scrive in rima pe vede se così smovevo qualcuno, perché se un ci’hai fatto caso, questo non è altro che il continuo o la trasposizione dell’articolo “Guerrino” pubblicato sempre su questo blogghe in data 11 giugno al quale ha abboccato solo “lo stesso autore” e cioè il sottoscritto
    invece a questa, come speravo almeno un bischero come me l’ho trovato! Semo pochi? Du bischeri so già più di uno, ntanto!
    Fatte ste precisazioni veniamo al dunque. Del mio “grido nel deserto” pare che anche tu abbia centrato il problema quando dici: “ma braccagni come mai non si ribella come mai non dice nulla ?? va tutto bene cosi? si vede che a tutti piace!”
    In effetti esistono almeno altre due possibilità, e cioè che alla gente non piaccia, ma non lo dice, e un’altra, forse anche peggiore, che manco se n’accorge di quello che succede.
    Ti confesso che delle tre, e cioè 1° gli piace, 2° non piace, ma sta zitta, 3° manco se n’accorge, forse la meno peggio è la prima.
    È bene ricorda che si parla in generale, del tutto. La “brutta cosa o casa” è solo l’ultima occasione, e forse è più un sintomo che una malattia.
    Perché se la “brutta cosa-casa” piace non è una cosa grave? È vero a me e a te non piace, forse ce ne so altri che non piace, ma chi ci dice che s’ha ragione noi?
    Una volta un grande collezionista d’arte moderna che mi vedeva assai perplesso e imbarazzato di fronte ad una scultura tanto moderna quanto per me incomprensibile mi disse: non sai interpetra, capi e giudica? Ma guarda che non c’e n’è bisogno, nessuno te lo chiede e nemmeno te lo devi fa. Te devi fa solo così: ti metti davanti all’opera moderna, calmo rilassato, la guardi tranquillo e poi ti accorgerai da te se ti piace o non ti piace. Quello che deciderai va bene, un ti vota troppo i coglioni, insomma, se ti piace va bene, se non ti piace va bene lo stesso e amen. Da quella volta ho avuto un imbarazzo in meno nella mi vita.
    Io per esempio, davanti alla “brutta cosa-casa” mi ci so poi messo calmo e sereno, l’ho guardata da tutte le parti, davanti, di lato di dietro e poi finalmente ho sentito che l’idea s’era formata: è proprio na cacata! (scusa l’involontaria rima)

  3. 3 redazione
    luglio 19, 2008 alle 9:53 am

    Non vorrei soffermarmi troppo sui “monumeti del mazzo”, così è stato poco carinamente appellato l’edificio dove una volta c’era il “mini-bar” e prima ancora il negozio del Vannini, lungo la via principale del paese.
    Il progetto fu presentato in una riunione pubblica, adesso sta prendendo forma, i principi che lo hanno ispirato, se non ricordo male, erano lodevoli. Vedremo.
    Quello che emerge, anche da questi commenti, è ciò che ci portò a far nascere nel 1992 La Sentinella del Braccagni ed a farci questa domanda: “Ma che paese è questo?”, che fu anche il titolo del primo numero della Sentinella.
    Vedevamo crescere il paese da un punto di vista demografico e urbanistico a cui non corrispondeva un’adeguata crescita della struttura sociale. Non vi era la giusta consapevolezza di essere comunità, con un’identità sempre più sfilacciata che rischiava di far diventare Braccagni un’anonima frazione satellite della cintura urbana di Grosseto.
    Di acqua sotto i ponti ne è passata e, a mio avviso, molte cose sono migliorate, ma il “grido di allarme” di allora non è cessato, anzi. In particolare sin da allora individuammo chi era il nostro nemico da combattere: mai attacchi alle persone, sarebbe stato ingiusto e scorretto, ma il vero berasglio era l’APATIA che attanagliava il paese. Ho sempre fatto questo esempio: se la gente esce perchè “quando c’è da mangià so’ tutti boni”, ben venga! Il problema sono coloro a cui non frega niente di niente. Qualsiasi cosa avvenga ve sempre bene, purchè non intacchi il proprio “particulare” o i propri sentimenti di invidia o gelosia.
    Per questo apprezzo anche chi si pone in maniera critica nei confronti del “mazzo”.
    Visto che qui si ricorre spesso a citazioni, voglio dire un aneddoto. Al largo in una nave ci sono di marinai che vedono una falla e sta entrando acqua. Uno dei due va a riferirlo al capitano; torna e dice all’altro: “Il capitano ha detto che fra un quarto d’ora rischiamo di naufragare” L’altro: “E chi se ne frega, tanto non è mica mia la nave!”.
    Non so’ se è calzante, fate voi.
    Roberto Fidanzi

  4. luglio 19, 2008 alle 2:08 PM

    Ben citato Roberto! La nave sta affondando tra l’indifferenza generale!
    Ma non solo… la gente vede questi interventi sbandierati come eco-sostenibili, sviluppo, progresso posti di lavoro, fiore all’occhiello, eccellenza, polo di qui e polo di la…. come opportunità per cogliere qualche briciola che cade dalla torta e portarsela a casa, nel proprio giardinetto, piscinetta (di cui metterò presto una foto sulla sentinella della maremma) o orticello….
    Questo atteggiamento, che ci caratterizza, è stato individuato, studiato e denominato * familismo amorale* da un certo Banfield nel 1958. http://it.wikipedia.org/wiki/Familismo_amorale
    Del resto sperimento quotidianamente frustrazione e delusione quando propongo temi importanti per un’evoluzione sostenibile della vita, del nostro “paese”!
    Temi come la pace, l’ottimizzazione, la valorizzazione della natura e del paesaggio che dovrebbero coinvolgere l’intera collettività suscitano spesso nell’interlocutore, disinteresse e critiche o affermazioni infastidite del tipo “tanto va bene uguale!”.
    Ma è proprio questo atteggiamento quello che sottende i nostri mali: le “famiglie” che occupano le cattedre universitarie, i politici che siedono in parlamento fino alla morte, le nostre case pulite e splendenti dentro mentre fuori (regno di tutti e di nessuno) si può sporcare, la difficile impresa della raccolta differenziata fino al limite della mentalità mafiosa, camorristica, mafiosa etc. etc.
    Tornando a Banfield cito un passo interessante:
    “Banfìeid fu colpito dal fatto che non esistesse qui una vita associativa, e si chiese perché di fronte agli evidenti problemi sociali, nessuno si desse da fare per cambiare le cose. La risposta fu cercata nel «familismo amorale», un tratto culturale secondo il quale gli abitanti di Montegrano cercano soltanto di massimizzare i vantaggi materiali e immediati del nucleo familiare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo. La prospettiva di investire risorse ed energie in beni collettivi e un’azione organizzata per realizzarla sono per questo fuori dall’orizzonte delle possibilità. La spaventosa miseria, il senso di umiliazione, la paura del futuro sono il terreno sul quale il familismo amorale è cresciuto, ma i montegranesi sono ora prigionieri della loro morale centrata sulla famiglia.” (A. Bagnasco, M. Barbagli, A. Cavalli “Corso di sociologia” ed Il Mulino pag. 680)
    Questo comportamento non è molto cambiato, anzi sembra aver impregnato anche la politica, la scuola e persino il calcio, diventando la cultura dominante della nostra nazione. Il bello è che il termine “familismo amorale” viene spesso utilizzato in modo “particolaristico” come se riguardasse soltanto una certo aspetto della cultura italiana e non l’Italia in generale. Del resto questo è forse il modo migliore per confondere un popolo non pensante, guidato in modo molto efficace dai media…..
    Tuttavia il termine più corretto che descrive il comportamento tipico italiano è “particolarismo”. Questo concetto è attualmente oggetto di studio di Alberto Marradi, ordinario di metodologia delle Scienze sociali all’Università di Firenze. Dal suo libro “Raccontar storie” edito nel 2005 da Carocci, riporto, a conclusione di questa analisi, un interessante stralcio:
    (pp. 88-90) “La dimensione: particolarismo / universalismo”
    Una società si forma e si distingue da un clan quando gli individui accettano l’idea di avere dei doveri e delle responsabilità non solo verso se stessi, non solo verso i familiari, non solo verso gli amici o i componenti del proprio clan, gruppo, cricca o simile, ma anche verso qualsiasi membro ignoto e anonimo di quella società. Ampliandosi via via l’orizzonte, si percepiscono doveri e responsabilità anche verso gli stranieri, gli alieni, gli animali non umani, la natura. In sostanza, 1’ampiezza della sfera delle entità che vengono percepite da un soggetto come titolari di diritti nei suoi confronti definiscono la sua posizione sulla dimensione particolarismo-universalismo. Per Ortega y Gasset, «l’essenza del particolarismo si ha quando ogni gruppo vive ermeticamente chiuso in sé, ignorando gli altri. È difficile immaginare che questi agglomerati formino una società» (1921, trad. it. pp 36 e 44-5).
      Più in astratto, si tratta della capacità di considerare una situazione in base a criteri generali, che tengano conto in modo ponderato degli interessi, immediati e futuri, di tutti gli attori coinvolti (presenti e assenti, individuali e collettivi), anziché privilegiare il punto di vista di specifici attori: il proprio, quello del proprio gruppo o clan, quello dell’attore con cui ci si identifica – per affinità effettive o semplicemente perché la specifica situazione (1) induce a farlo.
      Parsons (1951, p. 92) chiama universalismo la capacità di trattare specifici individui o situazioni come esemplari di categorie generali anziché in funzione di eventuali relazioni particolari (o assenza di queste) con l’attore. «L’universalista distribuisce le ricompense […] sulla base di regole generali relative alle prestazioni, indipendentemente da relazioni personali» (ivi, pp. 182-3).
      Osserva Collins (1975, p. 75): «II particolarista pensa in termini di individui e situazioni particolari, orizzonti di corto respiro, mentre un mondo estraneo e incontrollabile circonda gli ambiti ristretti che gli sono familiari».
    … Ma – come rileva la Signorelli (1983) – il particolarismo condiziona l’intera società italiana, opera a tutti i livelli della società. «La lealtà alla famiglia, al clan […] alla clientela, alla fazione, alla mafia […] se è più evidente nei villaggi del Sud, in realtà permea di sé tutto il sistema culturale e politico» (Alberoni, 1974, p. 470). Tuttavia, come osserva Cartocci (1994, p. .50), per una sorta di «rimozione nevrotica», molti intellettuali italiani hanno ignorato «il peso del particolarismo nella nostra cultura».
      Malgrado questo, «i sociologi hanno curato poco gli strumenti metodologici e teorici adatti alla rilevazione dei fenomeni particolaristici. Concetti come la parentela, l’amicizia, il padrinaggio e il clientelismo sono stati lasciati prevalentemente agli antropologi, cioè a coloro che per tradizione hanno studiato la società degli altri» (Ève 1993, p. 362). «Le ragioni storiche della divisione del lavoro tra le due discipline sono da ricercarsi in ipotesi essenzialmente evoluzionistiche circa la natura della società moderna; società ” semplici “/”primitive”/”poco sviluppate” erano viste come tipi di formazione sociale le cui strutture si fondavano su sistemi di parentela in contrapposizione alle società “complesse”, “avanzate” o “moderne” in cui la vita sociale era fondata sulla struttura di relazioni. economiche» (Harris, 1990, p. 13).
      Il fatto che sociologi, antropologi e politologi tendessero a collegare strettamente il particolarismo con il sottosviluppo e l’arretratezza economica fino a confonderli ha provocato le reazioni di alcuni studiosi. Questi, sottolineando il successo economico di alcuni Paesi asiatici la cui cultura è concordemente giudicata particolarista, hanno … la piena conciliabilità dei legami particolaristi con lo sviluppo economico, giungendo a ipotizzare che il particolarismo costituisca la via privilegiata per la modernizzazione e lo sviluppo economico di alcuni paesi, ad esempio dell’America Latina….
      Ritengo che queste tesi siano fondate e che a certe condizioni il particolarismo sia perfettamente conciliabile con lo sviluppo, il benessere economico e la modernizzazione. Sono infatti convinto che il particolarismo caratterizzi molte società postindustriali nella stessa misura (7) in cui ha caratterizzato molte delle società storicamente note. Per questo motivo sottolineo l’opportunità – se vogliamo l’urgenza – di studiarlo anche nel cuore delle società industriali avanzate anziché solo nelle loro periferie o nelle società ritenute primitive.
    Avrei preferito mille volte di più un’arretratezza derivante da “ricerca della felicità” come la intendevano gli epicurei, basata sull’amicizia, la libertà e il pensiero, in cui “la povertà commisurata al bene secondo natura è ricchezza” mentre “la ricchezza senza misura è una grande povertà”. Purtroppo non è così. Con la nostra visione limitata, egoistica e particolarista ci agitiamo, come diceva Lucrezio, … senza alcun frutto e invano sempre, e tra inutili affanni consumiamo la vita. Ciò perché non conosciamo un limite al possesso e nemmeno fin dove s’accresca il vero piacere.

  5. 5 il vecchio girino
    luglio 20, 2008 alle 2:31 PM

    Eh! Troppa grazia Sant’Antonio!
    Se prima eravamo in due a cantare l’hully gully, adesso siamo in quattro a cantare l’hully gully!
    No, scherzo. So contento: vaa fini che poi sto coso funziona davvero. Vediamo!
    Allora, a maurizio ho già dato il benvenuto e ho un po’ risposto, quindi passo agli altri intervenuti, e poi ritornerò anche su di lui.

    La redazione.
    Birichina questa redazione. Siamo in casa sua, quindi bisogna esse un po’ educati rispetto al padrone di casa. Un po’ si, ma mica da sta zitti eh.
    Quando ho parlato di “monumenti del mazzo”, che avrei potuto chiamare anche monumenti del cozzo, del mozzo, del cacchio, pur di farmi capire senza dire però in chiaro per dovere di tatto in casa d’altri, mi sembrava evidente che mi riferivo sia al “monumento-pisciatoio” che alla “brutta cosa-casa”.
    Altrettanto chiaro mi sembra che avrei preferito che al pisciatoio a testa di minchia nel cosiddetto parchino, in pratica nel centro del paese, avrei preferito un dignitoso e piccolo angolo a ricordo di quegli sciaurati che furono chiamati alle grandi guerre, specie se costruito con qualcuno di loro sempre in vita come predicava e sperava il buon “guerra”, nella famigerata piazza che non c’è perché gli-architetti-ci-hanno-detto-che-non-vanno-più-di-moda-nei-paesi.
    E tanto pe capissi bene, no pe approva quella o quell’altra guerra, ma per ripaga, pur se minimamente, quei poveri cristi che sono stati obbligati a fallo di voglia o controvoglia.
    Per quanto riguarda la brutta-cosa-casa figurati se lo so che c’era prima. C’era la latteria del vannini con tanto di moglie e bella e bionda figliolona. E l’inimitabile insegnamento alla precisione e alla parsimonia che si poteva apprendere quando ci misurava il latte a decimini, a quartini, a mezzi litri, sgocciolando il recipiente in latta sulla retina che filtrava il latte che versava nella nostra bottiglia, fino a far cadere le ultime gocce, una, due, tre, un finivano mai. C’era la fila a prende il latte, no perché si fosse tanti o ci s’andasse tutti insieme, ma perché ci doveva sgocciola, goccia a goccia tutto il latte rimasto sulla parete del misurino………io ci rimanevo come ipnotizzato da quelle sue manovre, sempre le stesse, sempre alla stessa irritante velocità da moviola, che si prolungava poi nel maneggio del denaro per il pagamento, il resto, a forza di monetine da una, due o cinque lire……se ci fosse stato da mettegli un soprannome probabilmente gli avrebbero rifilato il nome di lesina!
    Il negozio di scarpe venne dopo, sul lato destro della casa. E il mini barre venne, dopo, molto tempo dopo. Figurati se un me le ricordo io queste cose.
    Si ma per ritorna al tema: perché poco carinamente? Quanti sistemi ci so pe di che una cosa un ti garba? C’è un modo carino e uno poco carino? O è che proprio un si pole di che ti fa schifo? E perché mai? E che c’incastra il “progetto..… presentato in una riunione pubblica” e “i principi che lo hanno ispirato” che ci ricordiamo “erano lodevoli. Vedremo”? che c’incastra tutto questo col fatto che sia bello o brutto? Sul lodevole o poco raccomandabile mi sembra ci vada giù diretto maurizio e in maniera un po’ enfatica, se non contorta Manuel, che parte bene ma poi mi sembra una lezione pe universitari. E li mi cascò il ciuco, perchè io all’università ci so stato purtroppo solo una volta e pe rimanda il militare, ma questo è un altro discorso.
    Non mi sembra il caso nostro, ma potrebbe essere anche darsi di una brutta-cosa-casa con principi lodevoli. O viceversa bella-cosa-casa con principi fasulli. Poi c’è sempre il peggio, e cioè la brutta-cosa-casa con principi fasulli.
    E questo è un fatto.

    Poi la redazione giustamente nota che forse l’attenzione di tutti noi che stiamo commentando, senza giracci tanto intorno, va spostata diritta al cuore del problema: “MA CHE PAESE E’ QUESTO?”
    Bono girino, lo so che vorresti di è che un paese “del mazzo”, ma un si po’, e poi la faccenda è forse un più seria.
    Anche un solo capello ha la sua ombra, cita maurizio, figurati questi monumenti del mazzo!

    Ma c’è un punto ancora da chiarire cara redazione. Tu dici: …….sin da allora (fondazione della Sentinella del Braccagni) individuammo chi era il nostro nemico da combattere: mai attacchi alle persone, sarebbe stato ingiusto e scorretto, ma il vero bersaglio era l’APATIA che attanagliava il paese.” Scusa eh, ma perché gli attacchi alle persone dovrebbero pe forza esse ingiuste e scorrette? Mai sentito parlare di attacchi giusti e corretti? e l’APATIA, un sarà mica na nebbiolina che si spande sul paese durante la bassa pressione? O piuttosto un comportamento tipico delle persone più che dei monumenti? Te come lo definiresti il comportamento di persone che accettano dall’alto qualsiasi tipo di imposizione dalla più stupida alla più dannosa senza nemmeno di ai oppure oi? In effetti più che di apatia bisognerebbe parla di roba più pesante, ma fermiamoci pure li.
    Allora chiarito che l’apatia è delle persone che sbagliano, bisogna indicare lo sbaglio, chi ha sbagliato e chi ha permesso lo sbaglio senza apri bocca. O no?
    E questo è un altro fatto.

    Ora dovrei risponde a manuel.
    Ma non lo faccio. E no perché voglio fa il maleducato o il dispettoso. No, è perché siccome la redazione mi letica sempre perché so troppo lungo, ora che ho trovato uno che è più lungo di me, col ciuffolo che mi scappa: se continuo a scrive divento più lungo di lui e gli levo il recorde. Mi conviene fermammi e lasciallo a lui con 1.234 parole sparate in 8.488 caratteri, spazi compresi, contro le mie 933 per 5.508 (fino a qui)! e vai! Alla prossima manuel!

    Un’ultima perla per la redazione, tanto rimane qui in italia, tra di noi: ma come si fa a fa polemica su di un paese che in isto loco viene così descritto:

    braccagni………….
    Questo piccolo agglomerato di recente formazione con circa 1.500 abitanti non si presenta affatto con i connotati di una anonima frazione satellite della cintura urbana di Grosseto, ma come un vivace centro che si sta conquistando una precisa identità grazie anche all’opera dei suoi abitanti che hanno saputo far rivivere culturalmente un luogo di periferia.

    No comment

    A di la verità me ne viene a mente un’altra prima d’anda a letto. Una volta scrissi alla redazione: non ti sconsola troppo in fondo braccagni non è un paese morto. Al che i’ redattore prese pigolo e mi disse: veramente lo pensi? E io, cattivo e maligno che l’aspettavo: certo che non è morto, pe forza: BRACCAGNI E’ IL PAESE CHE NON E’ MAI NATO. E gli mandai un’amara lettera che non ha mai pubblicato, così come gli avevo richiesto.
    grazie fida

  6. luglio 22, 2008 alle 8:13 PM

    Accidenti vecchio girino, con queste 1.139 parole batti Manuel alla grande! 🙂
    Sono d’accordo con te: la descrizione di Braccagni stride. Perché non ci posti la tua “amara lettera” ! Diciamoci le cose come stanno…. o vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli un mare di ipocrisia in cui naufragare nell’indifferenza?

  7. 7 redazione
    luglio 25, 2008 alle 3:04 PM

    La carne al fuoco sarebbe molta. Vediamo di cuocere qualcosa.
    E’ vero, nel sito http://www.maggerini.it Braccagni è così descritto: “Questo piccolo agglomerato di recente formazione con circa 1.500 abitanti non si presenta affatto con i connotati di un’anonima frazione satellite della cintura urbana di Grosseto, ma come un vivace centro che si sta conquistando una precisa identità grazie anche all’opera dei suoi abitanti che hanno saputo far rivivere culturalmente un luogo di periferia”. Perchè? E’ bene ricordare che questa frase fu scritta all’inizio dell’onda lunga dell’attività del GTPGS, che adesso si sta affievolendo e prendendo altre direzioni, ma questo è un altro discorso sul quale torneremo. Ma è un concetto da sottoscrivere ancora oggi.
    “frazione satellite di Grosseto” non è vero che c’è questo rischio? Braccagni, come direbbe Edo o Patrick, è un paese di recente “antropizzazione”, fatto di gente nuova, le cui radici affiorano dal terreno. Quante sono le famiglie storiche che vi risiedono da prima il 1920? Quante sono le persone di Grosseto (vedi quelli dell’aereonautica) che scelgono Braccagni perchè si spende qualcosa di meno al mq e ci dormono e basta?
    In questo contesto essere una frazione senza anima è facile. Ma non è proprio così. Braccagni sin dai suoi albori si è voluta, per esempio, distinguere anche da Montepescali, ad iniziare dal nome.
    “precisa identità grazie all’opera dei suoi abitanti”. Cito solo alcune “opere”: La Festa del Maggio, un giornale di paese (!!!???!!), in questi giorni una attivissima Unione Sportiva è alle prese con la sagra, il centro anziani che sforna iniziative in continuazione, ultimamente alla CRI ha ripreso pigolo. Le insidie sono dietro l’angolo, ma non buttiamo l’acqua sporca con il bambino dentro.
    Ultima cosa: gli attacchi alle persone. Non è corretto perchè non si deve approfittare dei mass media (libri, giornali, internet) per colpire qualcuno (anche se all’interno del mio Gruppo qualcuno ogni tanto se lo scorda). Il miglior modo per combattere l’apatia è quello di darsi da fare.
    Anche attraverso un blog.

  8. 8 il vecchio girino
    luglio 26, 2008 alle 7:37 PM

    Mah, si vede che il vecchio girino ha cantato vittoria un po’ troppo presto. Siamo bravi e siamo belli, ma un è che saremo quelli “che eravamo quattro amici al barre”?
    Se prima eravamo in quattro a cantare l’hully gully (alli galli) ora siamo rimasti sempre i soliti quattro a cantare l’alli galli
    A proposito di galli, ma l’archipenzolo, per esempio, n’dove? A farfalle? O è drento al monumento numero uno, cioè alla “cosa strana da la capoccia tonda, sacrario che pe’ lo piscio umano pare acconcia” ?
    O n’do so tutti i componenti della redazione della Sentinella del Braccagni, per esempio? Pe la serie: se ci sei batti un colpo, a falla su pe la strada di Montepescali o in quella pe la stazione vecchia? Pe protesta e solidarietà causa li monumenti del mazzo………………
    Cara redazione:
    io non lo so quante famiglie storiche risiedono a Braccagni da prima del 1920, magari ce lo poi di te. Ma non credo sia un dato così importante e determinante: che il paese si sia sviluppato (o avrebbe dovuto) dopo questa data pare un fatto a tutti noto. Ma non mi sembra un dato di per sé così giustificativo di ogni cosa. A te non pare un paese dormitorio? Bene, beato te. Io non la penso così. E ti dirò di peggio: intorno agli anni ’50 – ’60 forse i fermenti e l’abbrivio per diventa un paese vero c’ereno tutti. Prova a domandallo a chi c’era. Poi, piano piano, le cose sono cominciate a cambia: all’aumenta della popolazione corrispondeva un diminui della vita del paese…………Colpa della società che nel frattempo stava cambiando? È probabile e possibile, anche perché altri paesetti delle dimensioni nostre e nelle situazioni nostre non hanno fatto migliore riuscita. Cosa si è fatto per fallo nasce e cresce – non solo nelle dimensioni – questo mazzo di paese? O meglio, cosa UN S’E’ FATTO per questo.
    Te fai bene a rammenta 1e le cose positive come il Gruppo di Tradizioni Popolari, il giornalino La Sentinella, la festa del Maggio, il rilancio dell’attività del centro degli anziani, il ripìolo della C.R.I.. Io non voglio affatto butta la’qua sporca col cittino dentro, ma mi sembra un pò pochino rispetto a quello che potrebbe o dovrebbe identificare una comunità vitale, anche se costretta in una situazione generale OGGETTIVAMENTE difficile.
    Ma te ti senti veramente di assolve tutto e tutti solo per queste cose incoraggianti che hai elencato?
    E poi ritorno su di un punto che pare non ci troviamo proprio. Te dici: “gli attacchi alle persone. Non è corretto perchè non si deve approfittare dei mass media (libri, giornali, internet) per colpire qualcuno” scusa se insito eh, ma se io faccio una critica leale, puntuale, precisa, senza nascondermi dietro il dito, ma perché mai non la dovrei fare e invece come dici te “Il miglior modo per combattere l’apatia è quello di darsi da fare.”.
    Magari a testa bassa e senza riflettere? Ma se non rifletti e non fai critica la storia non t’insegna niente e te lavori a testa bassa, senza tanti “se o ma” ma anche senza tener conto di sbagli e insegnamenti da prendere in considerazione…..con identiche possibilità di commettere gli stessi errori già commessi………
    O no?
    E poi perché mai sui media no? O ‘ndove allora? Sui tazebau?
    Conciliante si, ma colpocerchiobottista no!
    (parole 553)

  9. luglio 28, 2008 alle 3:24 PM

    La gente di Braccagni è vero che è un po’ ignava, ma fino ad un certo punto.
    Ieri ero con Roberto Bellini (consigliere del gtpgs) e gli ho parlato di qualche critica che sta ricevendo l’edificio in fase di costruzione in via dei garibaldini.
    Lui si è stupito dello stupore, chiedendosi cosa c’è da salvare a Braccagni, forse le nuove palazzine? E’ meglio l’erigendo edificio, o quel palazzone in via Aurelia, dove stava il Mancini (tanto per capirsi).

  10. 10 il vecchissimo girino
    luglio 29, 2008 alle 12:57 am

    rispondo a Roberto Bellini (consigliere del gtpgs) e alla domanda: è meglio l’erigendo edificio (la casa delle finestre che non ci so) o quel palazzone in Via Aurelia Nord (le prime case popolari di Braccagni)?
    considerati i diversi tempi di realizzazione, le diverse cause di costruzione, i mezzi finanziari a disposizione per la progettazione e per la realizzazione, rispondo:
    le famiglie che poterono entrare in quelle case popolari furono assai e di molto invidiate, contente e orgogliose di esseci
    voglio proprio vede se succederà anche con l’altro edificio,
    se vado in casa di povera gente e mi offrono un’onesta minestra di fagioli, questa è buona
    se vado in casa di benestanti e il loro cuoco mi presenta una sua creazione estemporanea che non capisco, questa non è buona
    non per citarmi ma ricordo dal mio primo intervento il consiglio ricevuto per stare davanti ad un’opera moderna: ti metti davanti all’opera, calmo rilassato, la guardi tranquillo e poi ti accorgerai da te se ti piace o non ti piace. Quello che deciderai va bene, un ti vota troppo i coglioni, insomma, se ti piace va bene, se non ti piace va bene lo stesso e amen
    un detto napoletano recita: addò ‘i sta gusto on ci sta perdenza

  11. 11 patrizio
    agosto 1, 2008 alle 8:20 am

    L’HO VISTO PURE IO, secondo me quel coso rispond a tutte le regole dell’impatto visivo, così impattante visivamente che se mi sputassero in un occhio mentre lo guardo un me ne acorgerei….

    spero anche che una d queste mattine i segnali dei sensi vietati vengano tutti tolti o almeno modificati metendo al posto della n una s; dltra parte nel paese dele seghe mentali, e dei monumenti del …azzo, il divieto di sesso mi pare logico.

    insomma ci sta bene che ci abiano tolto anch la circoscrizione se l’ultimo atto è stato questo sputo in un occhio che ci hano dato con la viabilità che allafine sembra, dico sembra perchè è idea mia, una sensazione mica una affermazione, favorire sol du ‘botteghe’ senza vedè na multa a chi invade l’aurelia e l’incrocio , ora paseggando quacuno mi ha detto, non mi rcordo chi omeglio un lo coosco proprio, m’ha detto che c’èa brccagni la legge del cappuccino caldo;

    e allora sotto il cartello di braccagni scriviamoci : paese delegalizzato, museo a cielo aperto del mazzo, vietato girare per le strade secondo intelligenza e logica, obbligo di occhiali per via degli sputi nel’occhi; art. 1 legge del cappuccino caldo.

    beh, anche a volè fa qualce cosa di legale per riportà la dignità per le strade,temo che con la lege del cappucino caldo in vigore, la magistratura anche quella più accorta emetterà quasi sempre la solita sentenza che fa pressappoco così….. :

    in applicazione della legge del cappuccino caldo, vista la regola del menga in vigore in Italia, decretiamo che a Baccagni chi l’ha preso in quel posto se lo tenga.

    non è tanto ma almeno l’epigrafe pel nostro monumento l’avremo otte nuta…

  12. 12 Gra gra gra
    agosto 1, 2008 alle 9:09 am

    oh poffarbacco, oh accidempolina, aiaiaiaiaiaaaaaaaaaaaa signora longari
    sto pizzicato dal locco degli Aquisti e c’ha proprio tutti i vizi dei pizzicati dal locco, come me, appunto
    se ci’hai tempo fino a stasera provo a fatti il controcanto, caro pizzicato mio
    tanto pe vede che ci scappa fori e fino a dove semo parenti………………..
    gragragra

  13. 13 maurizio martellini
    agosto 9, 2008 alle 6:16 PM

    Ciao a tutti, mi fa piacere vedere gente che parla , che prende posizione.
    di gente a 90° ve ne forse troppa , il “bar” purtroppo non è piu un punto di ritrovo di discussione paesana ma è un posto dove si parale
    soltanto di calcio, per questo io non frequento nessun bar e forse in giro per questo paesello mi vedete poco ,
    anche se non sono molto trasparente.
    ma volgio fare anche un elogio a questa gente che mi ha accolto , che mi ha fatto far parte di un paese di una societa ,
    io che venivo dalla campagna del olmini!
    ho molti amici in questo paesello , molti dei quali non vedo molto spesso e non per questo gli volgio meno bene.
    ho sciato con tutti voi al parchino quando nevicava , ho passato le feste di natale insieme a voi.
    mi avete accolto nel gruppo quando vi era da cantare il maggio , e sarò felice un giorno di essere piu attivo in questo gruppo in questo paese .

    In questo paese ho incotnrato anche il mio “maestro” Maurilio Boni , che mi ha insegnato l’elettronica , che mi ha ispirato i miei studi di
    informatica di elettronica ,
    che mi ha insegnato ad osservare il cielo con il telescopio, che ha perso cosi tanto tempo con me a costruirne uno!
    quindi anche se ho solo 28 anni ,ho gia vissuto molto in questo paese e ho molti ricordi e ho voglia di fare di ricambiare il benvenuto che mi ha dato con qualcosa di concreto.
    Ritornando al discorso , ma sentivo che dovevo un giorno rendere pubblico il mio grazie a braccagni , mi rendo conto che braccagni sta perdendo la sua identià , ma non ha ancora perso la sua volgia di fare e di cambiare che ci ha sempre contraddistinto.
    io credo che possiamo fare tanto qua a braccagni magari possiamo essere un paese di esempio per quanto riguarda l’eco-sostenibilità , compost per concimare i nostri campi, energia elettrica rinnovabile per il paese , fare manifestazione che siano manifestazione come quella del maggio , una manifestazione a meta tra una sagra e il maggio una festa paesana.
    noi non possiamo fare il paese carino di pietra medioevale ,perche purtroppo e per fortuna braccangi è un paese giovane , abbastanza recente , ma non per questo deve essere inutile e ameba. manifestazioni fotografiche gallerie d’arte , lezioni di cacciata al cinghiale ,
    visite nelle nostri boschi , manifestazioni storiche della bonifica.
    insomma abbiamo di cose che possiamo fare , e cose che possiamo dire.
    fare un assemblea pubblica ogni tanto per discutere non fa mai male!
    Poi sappiamo mangiare bene , anche qua si potrebbe fare e si potrebbe parlare.
    riuscire a portare bracagni ad essere un paese modello per il ricicalggio con la racolta differenziata al 100% sarebbe un trguardo eccezionale che ha bisogno del aiuto di tutti.
    Guardiamoci un po intorno braccagni è aumentato di numero di abitanti ma siamo sempre e solo noi, costruiscono case su case , ammassi edilizzi con mini appartamenti stretti come un canile.

  14. 14 maurizio martellini
    agosto 9, 2008 alle 6:17 PM

    si ,si puo cambiare . l’america è fatta di paesini come braccagni e i loro abitanti per quanto “americani ” sono cerano di portare miglioramento al paese dove stanno e cercano di fare qualcosa di utile per tutti.

    se la barca affonda , si affoga tutti.

    La casa dalle finestre che non ci so , è un esempio di come non deve essere la nostra socità , l’esempio lampante di come le persone hanno da tempo perso il buonsenso

    mi scuso per il mio linguaggio un po sgrammaticato , ma ho passato il mio tempo a studiare i numeri e ho perso di vista le lettere.

  15. 15 maurizio martellini
    agosto 9, 2008 alle 6:18 PM

    Buon senso è la capacità di ascoltare le argomentazioni degli altri utenti, nella ricerca di un punto di convergenza – anche attorno a temi di particolare complessità – raggiungibile solamente con la ragione e la pacata discussione.

  16. agosto 10, 2008 alle 8:09 PM

    Se ne è parlato tanto e ci è sembrato giusto far vedere ciò di cui si parlava: all’inizio di questo argomento di discussione c’è la foto di uno dei “monumenti”. Così ognuno può farsi un’idea.

  17. 17 Roberto Spadi
    agosto 10, 2008 alle 8:49 PM

    Mi ricordo molto bene la manifestazione (molto partecipata) di presentazione del “manufatto” in questione, quasi tutti (ma in particolar modo io, Edo e l’ecoteti) guardando il progetto manifestammo dubbi sul fatto che proprio le facciate esposte sulla via principale(!) di Braccagni non avevano finestre nè strutture particolari, ma solo muri lisci!
    La risposta dei progettisti fù così immediata e secca(sono esposte a nord, quindi per esigenze di risparmio energetico meno aperture ci sono meglio è) che mi parse del tutto evidente che la domanda se l’aspettavano, spostando poi l’attenzione sulla parte a sud e sulla terrazzatura che secondo loro verranno bellisime, funzionali, ecc…
    Rimasi un pò basito, ‘un mi tornava tanto e stavo per mandarli a… quando uno dei progettisti disse, sempre con tono secco e preciso, che di architettura di livello a Braccagni ‘un ce n’era punta, anzi, ‘un c’è nemmeno uno straccio di piazza, monumento, fontana, ecc… e sicchè c’era poco da sciupare, quindi mi si è strozzato il vaffa in gola e sò stato zitto perchè insomma tutti i torti ‘un c’è l’aveva!!!
    Certo che aggiungere quel cubo allo skyline di Braccagni darà la mazzata finale ad un paese senza costruito a capocchia.

  18. 18 il vecchissimo girino
    agosto 11, 2008 alle 12:01 am

    stasera mi sciupo: ne lascio due di commenti

    1° per il fida: per par condicio chiedo che venga pubblicata anche la foto del primo monumento, quello a testa di minchia, eretto in luogo di quello richiesto dal buon Guerrino

    2° per roberto spadi: sull’ultima brillante sortita di “uno dei progettisti” secondo cui “l’architettura di livello a Braccagni ‘un ce n’era punta, anzi, ‘un c’è nemmeno uno straccio di piazza, monumento, fontana, ecc… e sicchè c’era poco da sciupare” credo si possa parafrasare con: passa un funerale, spariamo pure sulla bara, tanto il defunto è già morto”: grazie mille signor progettista, perlomeno cominciamo a sospettare come nascano i “monumenti a testa di M..azzo”

    caro roberto, credo il va fan culo più che in gola lo potevi servire anche al diretto interessato: sono convinto che saresti stato meglio te, e avresti dato anche la giusta mercede all’artista

  19. 19 patrizio
    agosto 11, 2008 alle 7:15 am

    ma vi chiamate ttti roberto…

    dunque io aggiungo solo che ci sono regole costruttive anche per braccagni,

    vedi sotto:
    http://www.comune.grosseto.it/home/index.php?id=370&L=0

    REGIONE TOSCANA
    COMUNE DI GROSSETO

    PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE
    variante generale al PRG 1971 e alle modifiche seguenti, sino al 1990

    l’art. 82 disciplina le costruzioni in Braccgni e rimanda esplicitamente all’art. 58 che così recita, tra l’altro,

    Art. 58
    NORMA GENERALE PER GROSSETO – CITTÀ

    COMMA 11
    ……….omissis… nel rispetto delle caratteristiche architettoniche del Contesto relative alla strada su cui affacciano, sono possibili – nell’area di pertinenza ……. omissis…

    che ne dite, ogliamo chiedere al competente ufficio come è stata possibile dare na concessione ediliza come quella a fronte di questa regola?….. ovviamente tutto sarà in regola, chi lo mette in dubio, ma almeno una spiegazione diversa dal fatto che a braccagni non ci sono argomenti archittetnonici di rilievo da difendere , un cittadino, che chiede umilmente un a spiegazione, se la merita, anzi credo sia un dovere… allora… che facciamo, cimuoviamo su questo piano cari amici della sentinella e di braccagni?. io sono pronto se i vostri cuori sono pronti :-)) chi l’ha detto?…
    ciao patrizio

  20. agosto 12, 2008 alle 2:25 PM

    Devo essere sincero: ho pensato per qualche giorno se intervenire nel dibattito oppure no. Da operatore della comunicazione, però, sono convinto che se c’è un mezzo che ti permette di mettere le idee a confronto è giusto sfruttarlo. Vedo che chi interviene lo fa in maniera corposa ed anche questo mi piace, perché in un modo o nell’altro si possono sviluppare delle idee. Ho cercato di leggere con attenzione i vari interventi e trovo spunti che condivido ed altri che sono lontani dal mio modo di pensare.
    Partendo dal palazzo della Banca devo confessare che al di là del suo aspetto ho sempre riflettuto su quello che rappresenterà per la nostra frazione. Visto l’ottimo rapporto che mi lega al presidente Francesco Carri ed al direttore generale Giancarlo Ciarpi mi sono spesso intrattenuto a parlare di questa struttura e del ruolo che andrà a giocare per il nostro futuro. Non tanto economico (anche se – come ha scritto qualcuno di voi- la Banca è sempre pronta a sponsorizzazioni locali, dunque con la sua presenza avrà maggior interesse ad affiancarsi alle varie iniziative che si terranno nel paese), quanto di servizio, visto che la sala convegni-dibattiti al piano superiore verrà messa a disposizione delle nostre associazioni, sopperendo dunque alla carenza di spazi che, da tradizione, Braccagni fa registrare. Insomma l’idea è quella di creare una struttura che entri nel tessuto sociale del nostro paese. Questo favorirebbe la possibilità di sviluppare varie iniziative come suggeriva anche il mio amico Maurizio. Certo non credo che avverrà il miracolo che tutto d’un tratto Braccagni diventi quello che, per certi versi, spesso non è stato, ma quanto meno esisterà una possibilità in più di fare qualcosa.
    Sulla struttura anche io sono d’accordo che a guardarla da via dei Garibaldini non è un granché bella, però – come aveva detto il progettista a Roberto Spadi- è vero che vedendola dal campo sportivo fa tutto un altro effetto (a me non dispiace affatto). Al di là della bellezza o della bruttezza, però, bisogna anche vedere il messaggio che si è voluto lanciare in quella che, alla fine, è anche un’operazione di marketing, cioè che la Banca è vicina all’ambiente ed alle energie rinnovabili. Dunque la struttura è stata realizzata pensando al risparmio energetico ed a quanto mi si dice -con buona pace di tanti- l’unico modo per realizzare tutto ciò è proprio quello che è stato scelto, cioè poche fessure a nord e tanti vetri a sud. Che dire: il risultato è questo. Devo essere sincero, da parte mia spero che l’impatto che la Banca avrà sul nostro paese sia tale per cui, alla fine, il poco bello venga presto (se sarà possibile) dimenticato…Sul fatto della mancanza di cose di pregio a Braccagni quello è un altro discorso. Se ne può discutere per vari giorni. Personalmente ho preferito vivere nel mio paese anziché nelle periferie cittadine, perché di cose che mi piacciono ne trovo tante ed anche quelle brutte alla fine non mi riesce a farmele dispiacere. Un esempio? Il vecchio sylos del Massini…Certo che non era bello, però a me è dispiaciuto il giorno in cui lo hanno abbattuto, perché l’ho sempre visto ed ormai mi ero abituato alla sua presenza. Lo stesso discorso va fatto per la casa popolare sull’Aurelia. Bella non è, ma come è stato scritto ha rappresentato il simbolo di un’epoca lasciando il segno nelle famiglie che vi sono andate a vivere. Tanti hanno criticato anche la tribuna del campo sportivo o gli spogliatoi a due piani (io li ho salutati in maniera molto positiva) eppure anche questi hanno una loro funzione importante. Che dire poi dei fili dell’alta tensione che dividono in due il paese? Brutti anche quelli (io li toglierei immediatamente), ma se si vuole trovare loro una giustificazione si potrebbe dire che consentono di avere ancora quella delimitazione che “storicamente” divideva “il Braccagni” dalla Stazione. Quasi come fossero diventati un monumento alla memoria del paese che fu. L’unica cosa che veramente non riesco a farmi piacere è il distributore sulla quattro corsie, un pugno in un occhio che rende meno brutto anche ciò che è orrendo…
    Da qui, dunque, la mia convinzione di guardare a quella che potrà essere la sostanza ed ai benefici che la nostra comunità potrà ottenere da una struttura non bella (solo però se guardata da un lato).

  21. 21 il vecchissimo girino
    agosto 13, 2008 alle 2:02 am

    HAI VISTO MAI?

    O redazione, mi sbaglio o si comincia a decolla’?

    Mi piace l’immagine di una grande GRIGLIATA MISTA che si sta sviluppando in questa storia. Un so se sia meglio continua a fa arriva nuova ciccia da mette al foco, o comincia’ a divide il pesce dalla ciccia, pe un confonde sapori e….. saperi. Decidi un po te. Io pel momento ti mando ste piccole riflessioni che mi so venute. Non è una scusa per evita risposte e commenti, quelli verranno le prossime notti. Per ora ti mando queste con una considerazione che avrebbe fatto la mi nonna Stella: ricordati “Gianni”, che si pole impara’ anche dai ciuchi! Forse anche una storia di monumenti mancati, di falsi monumenti, di paramonumenti, di monumenti del carso, di case utili(?) ma brutte, insomma anche a discute di queste bischerate si ri-avvicina la gente e poi la porta a parla dei problemi che loro vedano e senteno………………

    1. come raccogliere i “SAPERI DI BEPPE” e quelli come lui? probabilmente sarebbe sufficiente che qualcuno si armasse di registratore (o meglio di videoregistratore) e andesse a intervistallo: probabilmente lui non aspetta altro! Io credo che di “Beppi” e “Beppe” in giro ce ne sieno ancora a sufficienza pe un perde l’insostituibile memoria nostra e delle nostre storie e genti: e se ne facesse anche noi una banca? Una banca dove deposita’ tutte queste cose e che restasse a disposizione nostra, dei nostri figlioli, nipoti e giu giu, pe tutti quelli che lo volessero dopo utilizza e consulta? Potrebbe esse la prima BANCA POPOLARE DEI NOSTRI SAPERI, libera, senza interessi e gabelle da paga……………….l’altro giorno gli faccio: Beppe, ma prima del Massini, chi ce l’aveva il molino a Braccagni? Eh, ma te voi sape’ quello prima o tutta la storia? E chi la sa tutta, con nomi, cognomi e commenti come Beppe? Beppe potrebbe esse il conto corrente nr 1 della nostra banca!

    2. vista ormai l’improbabilità, se non l’impossibilità – e forse l’utilità ultima – di riunire “quattro amici al bar” perché non fare “QUATTRI AMICI IN RETE”? i vari amici Edo, Maurilio, Roberto, Claudio, Fabio, Enrico, Daniele, Alessandro, ecc, perché non proveno a fassi la loro “stanza” o il loro “bar virtuale” per fa quattro chiacchere?
    3. blogghe, forumme, c’è qualcuno che riesce a tradurre in maremmano ste parole, o ci s’accontenta di scrivelle come si dicono in lingua maremmana? È aperto il concorso a chi trova la traduzione più ganza
    4. non è forse il caso che il “padron di casa” della Sentinella cominci a distingue e a indica qual è la disposizione della “stanze di casa”? a me pare bello e gradito da parecchi il fatto di ave stanze pe chiacchera delle cose che c’interesseno. Va bene anche – e forse un po’ aiuta e vivacizza – una certa libertà d’espressione e di linguaggio, e poi se la grammatica e la sintassi la lasciamo un poco a riposa e ci pigliamo invece un po’ di libertà, chiamamola “licenza o libertà poetica” (un ci s’ha mica la Mascherini di dietro a pigliacci a scappellotti) ma forse un po’ d’ordine – in queste stanze – aiuterebbe a capissi meglio. Tanto pe mettisi il cappello in testa e le mutande al culo, e non viceversa, oppure d’anda a piscia al gabinetto e a mangia in cucina e no viceversa. Per esempio. Mi s’ho accorto d’ave adoperato la parola “stanza” pe distingue argomenti e posti di discussione diversi………….hai visto mai?

    gragragra

  22. agosto 13, 2008 alle 3:46 PM

    Una banca è sempre uno strumento necessario per lo sviluppo, così come il territorio in cui la banca si inserisce è strumento necessario per i buoni affari della banca stessa; chi ha mai messo in dubbio queste cose?
    Salvo mi sia perso per strada qualche cosa, al che son sempre pronto ad imparare da chi vorrà aprirmi gli occhi sulla mia ignoranza, non mi pare di poter dire fino alla prova contraria dei fatti, che gli operatori bancari e finanziari in genere che operano in maremma si sottraggono alla logica del principio edonistico e della massimizzazione del profitto.

    In soldoni, per tornare a parlare semplice, se una banca investe su un territorio vuol dire che ha fatto bene i suoi conti, i vantaggi che ne riceverà il territorio saranno concessi sempre e comunque nell’ambito di ‘conti’ già fatti ed avranno un limite…. i vantaggi che il territorio e la sua gente porteranno alla banca che dovranno essere di molto superiori.

    Braccagni da questo punto di vista ha le carte in regola per essere un punto di investimento appetibile per una impresa bancaria che guarda al suo futuro (della banca soprattutto), lo sviluppo cui è destinato e che si legge chiaro dai contenuti del piano regolatore, fa del nostro paese un punto strategico che val molto di più di una sala di riunioni, che a questo punto credo verrà messa a disposizione gratuitamente, o sbaglio?… 🙂 .

    Per questo, quando una banca investe, non c’è da essergli grati, le logiche che la spingono a farlo non sono umanitarie o culturali o meramente benefiche (questi argomenti possono fare da corollario , essere incidentali, ma non certo prioritari) e mi pare che sia inutile dilungarmi nell’approfondire questi discorsi con esempi di strategia imprenditoriale ( e politica) nel sistema finanziario e bancario italiano, ma se poi ce ne fosse bisogno si può anche fare.

    Ora, tutti questi argomenti, si inseriscono nel discorso che si faceva, rischiando di giustificare cose che con questi non hanno niente a che spartite; o di far pensare che si volesse sostenere ciò che in realtà nessuno ha mai pensato o detto (parlo per me), nelle critiche al monumento fantomatico, questo aspetto di necessità di utilità di una banca per Braccagni, nessuno lo aveva contestato.

    Il problema è tutto estetico e di metodo e mi sembra giusto rimettere sul suo binario il discorso, altrimenti si finisce per giustificare un comportamento con argomenti che niente hanno a che vedere con l’estetica criticata, con il metodo impositivo ed invasivo che ferisce un sentimento, un sentire, un elemento fondamentale della cultura di una collettività o comunque di un inseme di persone che vive in un determinato luogo.

    Intanto non è vero che le esigenze ambientali non si possano sposare con quelle estetiche che devono rispettare il tessuto esistente, a Braccagni c’è un’altra casa costruita con materiali e tecniche che privilegiano il rispetto ambientale e il risparmio energetico, che si integra benissimo nel tessuto urbanistico e si trova a cento metri dal cubo di cui parliamo, quasi sulla stessa via.

    Chiediamoci perché questa costruzione non ha fatto scalpore come il cubo…. forse perché ha voluto evitare di fare scalpore? Forse perché è stata progettata e realizzata da una architetto che è nata e cresciuta a Braccagni e quindi ha ben in mente quello che è l’aspetto urbanistico-estetico di questo paese e che è uno degli elementi irrinunciabili di ogni collettività, tanto da essere al contempo parte integrante della sua cultura ed elemento formativo del gusto del vivere e di questa stessa cultura?… Forse perché la casa non la si distingue, pur essendo all’avanguardia per materiali e metodi energetici, dalle altre presenti nel paese…. nel senso che vi si inserisce in modo armonico e coerente!!!

    il cubo, se voleva rispettare il senso estetico di una realtà e della collettività in cui veniva costruito, poteva fare un piccolissimo sforzo e sacrificare l’estro creativo astratto, metafisico, per farlo fiorire nel rispetto del comune sentire di chi in Braccagni ci è nato e cresciuto, ci si è formato come me e molti altri, voi compresi… di fronte a simili cose si soffre, si piange dentro, non per l’estetica in se, ma per la violenza culturale fatta imponendola arbitrariamente e dissacrando, con giustificazioni che mi sembrano assurde, il senso, la percezione, la sensazione di un luogo dove si è vissuti e cresciuti.

    Offendendo il senso stesso che uno ha del proprio ambiente. Non si è considerato che l’estetica di un luogo non è solo una accozzaglia di segni su un foglio da realizzare in un posto, una forma più o meno artistica, ma è soprattutto un elemento fondamentale della formazione culturale di chi in quel luogo è vissuto,

    alterarne l’equilibrio per fare esperimenti artistici ed estetici può causare sofferenza , oltre che indignazione; e chi fa soffrire e opera violenza anche se solo estetica, poi non può parlarmi di vantaggi dati in cambio, soprattutto perché fa tutto da solo, decide quali vantaggi dare, decide come cambiare l’ambiente dove altri vive, e magari vorrebbe pure una certa riconoscenza.

    Rispettare l’estetica di via dei Garibaldini, che può piacere o me no ma tale è, con le tecnologie che ci sono oggi non c’è tramontata che avrebbe messo in pericolo il kilowatt di risparmio energetico che si vuol per forza utilizzare come scusa giustificativa di tanto azzardo.

    E non capisco proprio chi, questa scusa della sensibilità ambientale dei progettisti e di chi li ha pagati, la vuole utilizzare quasi a far sentire in colpa chi non apprezza, chi si sente offeso forse per via della sua cultura non allineata a quella globalizzata dai mezzi di informazione, e delle scuole, da una scelta estetica che non ha niente a che vedere con il risparmio energetico (poiché questo lo si può ottenere ugualmente rispettando la forma del paesaggio che offriva via dei Garibaldini), niente ha a che vedere con i vantaggi che Braccagni riceverà da una banca (visto che la banca apre non per fare dei favori a Braccagni ma perché sa bene che Braccagni è una ghiotta opportunità per i suoi affari futuri, e visto che questi vantaggi ben si possono offrire senza offendere il senso estetico formatosi in una comunità nella quale poi si dice di voler intervenire a far del bene).

    E sinceramente io, ripeto io, non scambio la mia dignità per una riunione in una sala.

    Detto questo ritorno alla domanda principale:
    non si poteva fare una casa un po meno aggressiva, che rispettasse un po di più chi ci vive in questo posto?…
    Io dico di si, e mi chiedo perché però si è scelto di non farlo, non mi basta di sapere che c’è una sala di riunioni, che si risparmia energia, che ci sono opportunità per la collettività, per una sola e semplice ragione:

    sono cose, queste, che anche utilizzando una sensibilità estetica che tenesse in maggior conto le esigenze culturali di chi vive nella comunità ove lo strumento si è voluto inserire, e sarebbe bastato poco per farlo, si sarebbero potute ottenere ugualmente.

    Forse però sono ingenuo, chissà…. potremmo dire tranquillamente che una struttura che si inserisce come un pugno in un occhio (per me) in una via con propria personalità formatasi ed esistente da decenni, può essere anche un bellissimo strumento mediatico, oggi lo si sa , e chi opera nell’informazione lo sa meglio di un comune cittadino come me, l’importante è far parlare di se, è la conoscenza che gli altri hanno della presenza di un soggetto, che conta per chi ha da mettere un prodotto su un mercato.

    Detto pure questo, perché non ci vogliamo far mancar niente, mi metto in un angolo ad ascoltare gli altri e a cercare d capire dove sbaglio per migliorare il mio modo di vedere.

  23. 23 il vecchissimo girino
    agosto 14, 2008 alle 1:27 am

    Un ce ne fussero altri di vantaggi in questa minchia di rete, quello di ritrovassi un “PIZZICATO” che t’interviene e fa centro al primo colpo, un mi sembra mica pochinino

    Ce ne so anche altri evidenti de vantaggi, come quello di parla’ uno alla volta e un esse interrotto, quello di prende la parola quando ti pare e no quando ti tocca, quello di non fa vale troppo il peso della tua persona (nel caso mio, per esempio, non impormi più del dovuto con il riconosciuto, ancorché un po’ smaltato, fascino personale), insomma esse brutti o esse belli quando si parla in pubblico ha ‘l su peso, poi anche un sapè se sei di questi o sei di quelli, c’è rischio che ti diano ragione solo per le tue idee!

    Vo sape’ chi è sto PIZZICATO: io non lo so, non mi interessa, ma mi fa di molto piacere che abbia chiacchierato e l’abbi fatto anche benino. Nel senso che nonostante ragionamenti abbisognosi di termini e argomentazioni pe forza un po’ alti, riesco anco a seguillo e capillo assai

    Tante so le cose che condivido, e che mi fa piacere di ave un po’ sollevato: ora vi dico quali

    1° – “massimizzazione del profitto”: “quando una banca investe, non c’è da essergli grati” è vero non è una colpa, ma è bene avello bene presente sto dettaglio

    2° – “mi pare che sia inutile dilungarmi nell’approfondire questi discorsi con esempi di strategia imprenditoriale (e politica) nel sistema finanziario e bancario italiano, ma se poi ce ne fosse bisogno si può anche fare”
    Commento: se la redazione vole aprì na stanza su sto fatto, io ci vengo di sicuro, perché qualche considerazione spiccia, no da economista, ma da cittadino me la farei proprio volentieri! (pe la serie: me l’ha date tante, ma tu sapessi quante gne n’ho dette! Dove quelle prese tante ereno botte)

    3° – ……“Ora, tutti questi argomenti, si inseriscono nel discorso che si faceva, rischiando di giustificare cose che con questi non hanno niente a che spartite; o di far pensare che si volesse sostenere ciò che in realtà nessuno ha mai pensato o detto (parlo per me), nelle critiche al monumento fantomatico, questo aspetto di necessità di utilità di una banca per Braccagni, nessuno lo aveva contestato.”
    Commento: oserei un “lapalissiano”

    “Il problema è tutto estetico e di metodo e mi sembra giusto rimettere sul suo binario il discorso, altrimenti si finisce per giustificare un comportamento con argomenti che niente hanno a che vedere con l’estetica criticata, con il metodo impositivo ed invasivo che ferisce un sentimento, un sentire, un elemento fondamentale della cultura di una collettività o comunque di un insieme di persone che vive in un determinato luogo.”
    Commento: ora s’arriva al core del sistema: “il metodo impositivo ed invasivo” è una costante di queste faccende, sia che provenghino dal privato come, e assai più spesso, dal pubblico: vedi piani regolatori o come minchia si chiamano oggi.

    4° – apprendo con piacere che c’è un’altra costruzione, nelle vicinanze, con aspirazioni al rispetto ambientale e il risparmio energetico. Intanto un primo traguardo non indifferente l’ha raggiunto, non ci ha dato il classico cazzotto nell’occhio solo pe provacci. Se poi alle aspirazioni seguono anche l’ottenimento de resultati, dev’esse na figata. Io su sta cosa ci aprirei anche un’altra stanza, magari c’impariamo tutti qualcosa, senza fa esposizioni ipertecnologiche e incomprensibili a noi comuni mortali.

    Per esempio potrei capi se i kilowatt di risparmio energetico che si vole ottone’ smusando il coso quadro, facendogli manca’ le finestre a norde, se un ho capito male, vorrei capi, dicevo, se questo risparmio – in questi periodi di tramontane scomparse e quasi dimenticate – è superiore al presumibile maggior consumo che si avrà a mezzogiorno, con le altrettante presumibili vetrate in pieno sole. Ma qui l’opera un è fenita, e un si po mai sapè.

    Ormai è diventato quasi un gioco: scoprire che cacchio spunterà dal cilindro ad ogni nuovo avanzamento: ora peresempio, il mi amico “senatore” che non abita lontano m’ha detto sconsolato: a me mi sa che qui di dietro ci fanno na gabbia pe le scimmie……

    5° – tutto il periodo seguente vorrei averlo scritto io, per cui, caro “PIZZICATO” ci metto la firma e la controfirma sotto:

    “il cubo, se voleva rispettare il senso estetico di una realtà e della collettività in cui veniva costruito, poteva fare un piccolissimo sforzo e sacrificare l’estro creativo astratto, metafisico, per farlo fiorire nel rispetto del comune sentire di chi in Braccagni ci è nato e cresciuto, ci si è formato come me e molti altri, voi compresi… di fronte a simili cose si soffre, si piange dentro, non per l’estetica in se, ma per la violenza culturale fatta imponendola arbitrariamente e dissacrando, con giustificazioni che mi sembrano assurde, il senso, la percezione, la sensazione di un luogo dove si è vissuti e cresciuti.

    Offendendo il senso stesso che uno ha del proprio ambiente. Non si è considerato che l’estetica di un luogo non è solo una accozzaglia di segni su un foglio da realizzare in un posto, una forma più o meno artistica, ma è soprattutto un elemento fondamentale della formazione culturale di chi in quel luogo è vissuto,

    alterarne l’equilibrio per fare esperimenti artistici ed estetici può causare sofferenza , oltre che indignazione; e chi fa soffrire e opera violenza anche se solo estetica, poi non può parlarmi di vantaggi dati in cambio, soprattutto perché fa tutto da solo, decide quali vantaggi dare, decide come cambiare l’ambiente dove altri vive, e magari vorrebbe pure una certa riconoscenza.”

    bravo PIZZICATO

    gragragra

    O redazione, ma oltre all’orario che un ti riesce di rimette a posto, un potresti dacci anche un po’ di libertà, per esempio pe sottolinea’ na parola o una frase, o che so io: mi sembra d’esse ritornato alla televisione in bianco e nero! Azzo!

  24. agosto 14, 2008 alle 7:53 am

    Non ci aspettavamo un successo (almeno per ora) di questo blog, pertanto con Ric (colui che cura la parte tecnica del blog) stiamo vedendo di fare gli opportuni adeguamenti, ad iniziare dall’orologio. Inoltre Ric mi diceva (io non sono esperto di internet) che si possono sparare nel blog non solo foto, ma anche filmati e registrazioni audio. Mi sa proprio che c’è da divertirsi. Per il resto c’è molta carne al fuoco che devo rileggere tutto con attenzione, e ricordo ancora una volta, dato che questo blog è nato da poco, di porrtarlo a conoscenza di quante più persone possibli. Di argomenti interessanti ci sono.

  25. agosto 14, 2008 alle 9:47 am

    Che sia chiaro. Il discorso sulla sala riunioni e quant’altro riferito alla banca si inseriva nel discorso più ampio che stava emergendo sul nostro paese e sulle iniziative possibili di cui parlava anche Maurizio. Per questo ho fatto un inciso di questo tipo. Sul fatto che le banche non fanno niente per niente è lapalissiano, ma è pur sempre vero che la sala riunioni sarà a disposzione anche di chi non è cliente dell’istituto di credito. Dunque, che ci guadagnino o meno, questa struttura è meglio averla che non averla. Tutto questo senza dover mettere la dignità sotto i piedi. Non sono un progettista, dunque non ho la capacità di giudicare se si potesse fare altrimenti o meno. Ripeto solo che a vederla dal campo sportivo tanto schifo quella palazzina non fa. Se la guardi da via dei Garibaldini, invece, non posso certo dire che è bella. Sull’altra casa costruita allo stesso modo a Braccagni, vorrei però soffermarmi su un particolare: da via dei Garibaldini praticamente non si vede, visto che davanti ha una bottega. Dunque non è un esempio da prendere troppo in considerazione. In più se non mi sbaglio anche le finestre di quella sono esposti a sud, con ciò avvalorando la tesi dei progettisti della banca. Poi, ad esempio, io che sono un amante del vetro (per questo forse mi piace tanto il cubo visto da altra angolazione) mi chiedo – e vi chiedo- Ma se si fosse usato tutto questo materiale, magari a specchio facendo un bel cubo di vetro e acciaio, come ce ne sono in tante città del mondo (e che a me piacciono da impazzire) non sarebbe stato ugualmente impattante per l’ambiente circostante? Non avrebbe avuto poco senso posizionato nella nostra via centrale? Non ci sarebbe stato comunque chi avrebbe sollevato dubbi sulla bellezza della struttura? Io credo proprio di sì…e allora per questo voglio ragionare sulla sostanza di ciò che quel “cubetto” potrà portare di benefici per noi (quelli della banca, sinceramente, mi interessano poco). Io credo che se viene qualcuno che guadagna nel luogo in cui io vivo, ma vi investe anche qualcosa che, alla fine, può consentire – anche se in maniera minima- a migliorare la qualità della nostra vita, allora ben venga anche se devo accettare una struttura per me non bella se vista solo da una parte (questo non dimenticherò mai di ripeterlo). Di certo una cosa c’è: che quella costruzione, bella o brutta che sia, ha già dato il suo primo contributo, cioè quello di far decollare questo blog e facendo capire a tutti che esiste uno bello spazio in cui parlare e discutere del futuro del nostro paese…

    P.S. a proposito di cose belle o brutte. Ma a voi la famosa cantina di Renzo Piano vi piace? Se si va su dicono che sia tanto bella, ma vista dal basso (anche arrivando a Braccagni dalla quattro corsie) mi sembra un cazzotto in un occhio!!! Come tutto anche questa è ovviamente una questione di gusti e di punti di vista!

  26. agosto 14, 2008 alle 10:24 am

    A dispetto del titolo di questo argomento di discussione, il livello degli interventi continua a crescere. Non so’ che dire della cantina di Rocca di Frassinello, quella progettata da Renzo Piano. Di sicuro è che in Maremma si stanno facendo in campagna grossi investimenti, soprattutto in zone marginali (basta vedere cosa succede nella zona di Poggi del Sasso). Lascio i pareri tecnici a chi se ne intende più di me, a cominciare da un assiduo frequentatore di questo blog, l’archietetto Patrick.

  27. 27 il vecchissimo girino
    agosto 14, 2008 alle 12:34 PM

    carissimo Carlo

    su una cosa siamo d’accordo a dumila: sto brutto coso (ma il lato B a te piace, s’è capito) un merito non indifferente ce l’ha: quello di ave fatto decolla questo blog facendo capi’ a tutti che esiste un bellissimo spazio in cui parla e discute del futuro del nostro paese, e di ogni cosa di cui s’ha voglia di ragiona’.

    sulla cantina di Rocca di Frassinello come di diverse altre strutture analoghe in maremma ci avrei diverse cose da di’, causa frequentazioni di quegli ambienti

    mi limiterò a riportare una storiella che gira nell’ambiente, ma che mi danno per vera
    quando fu presentato il progetto al comune di gavorrano in cui ricade la cantina, la commissione che lo esaminò la rimandò indietro chiedendo se erano dei pazzi o degli Hippies un pò su di erba

    appena saputa la notizia il committente fece le opportune telefonate nelle opportune sedi romane dei superiori del signor sindaco di gavorrano segnalando l’increscioso fatto occorso
    nel giro di meno di meno di dodici ore il verdetto della commissione del comune venne letteralmente incenerito con tanto di scuse per non aver letto la firma (pare illeggibile) di cotanto Renzo Piano

    senza entra’ nel merito (ma lo possa fa a semplice richiesta) ho sempre pensato che se tale progetto l’avesse presentato il mi giometra di fiducia, uno a cui pochi progetti vengono bocciati, dai pernacchioni l’avrebbero reso sordo

    gragragra

  28. agosto 14, 2008 alle 9:51 PM

    Beh, ho solo messo i puntini sulle mie i, prendendo il là da quello che diceva Vellutini, che devo ringraziare per lo spunto alla riflessione che mi ha offerto; l’importante è che si possa dire quello che si pensa, mica è necessario che uno la spunti sull’altro, chi legge poi si fa l’idea che gli pare.

    A me, per ora quella struttura non piace nemmeno dal campo sportivo, sono sincero;

    Su Piano so una storiella, ve la dico per ridere un pò, che è accaduta in diretta al telegiornale nazionale della rai. Qualche anno fa andò a Bari un capo di governo e dal parapetto di dove si vede il lungomare più ‘bello d’Italia’, come lo si qualifica da parte di molti, gli vennero fatti vedere gli scheletri delle palazzine di ‘Punta Perotti’… quelli dello scandalo che poi un sindaco ex PM dell’antimafia ha fatto demolire…. quelli che avrebbero in pratica bloccato la visibilità del lungomare perché vi si inserivano di traverso fino a pochi metri dalla battigia.

    L’uomo di governo disse in un orecchio a chi gli stava vicino, compreso il governatore della regione che mi pare rimase di gesso, che anche se era una cosa bruttina, non c’era problema, si facevano demolire, poi si chiamava un grande architetto come Piano e gli si faceva fa li un’altra cosa che avrebbe dato lustro al lungomare…. il nome del progettista avrebbe messo tutti a tacere… sulla possibilità che una struttura li fosse inopportuna.

    Purtroppo la brillante idea che già faceva compiacere con grande sorriso chi l’aveva avuta e buttata li in diretta televisiva, gli si strozzò in gola e nella mente tra l’imbarazzo generale quando qualcuno fece notare, sottovoce, ma non abbastanza per i microfoni dei giornalisti, che quella struttura ‘orrenda’ di palazzine fatte come migliaia di palazzine alte decine di piani tutte eguali come ce ne sono nei lungomari di mezzo mondo, da Rio a quelli della Sicilia deturpata dalla mafia, erano uscite proprio dallo studio dell’architetto che avrebbe dovuto col suo nome e genio, secondo la brillante idea di quel capo di governo, rivalutare lo spazio deturpato….

    come dire, non tutto è oro quello che Piano produce?!…….

  29. 29 il vecchissimo girino
    agosto 15, 2008 alle 5:44 am

    ANCHE STO BLOGGHE CI’HA UN ANGELO CUSTODE

    Si chiama Ricche, si scrive Ric
    È un tipo cortese, preparato e paziente
    Meglio così, che con il movimento che ci’avemo anche il Fida s’è convinto che ci vole un vigile a mette un po’ d’ordine, sennò come dicevo in una precedente mia, c’è rischio di mangia’ al gabinetto e di piscia’ in cucina
    Grazie Ricche

    Gragragra

  30. 30 Roberto Spadi
    agosto 15, 2008 alle 12:07 PM

    Giornata del cavolo, niete mare, allora mi fò un giretto sul blog pè vedé come si dipana la matassa e, devo dire che sò rimasto meravigliato di come siamo andati a finire fino a Rocca di Frassinello!!!
    Dico, ‘un c’è abbastanza casino qui senza andare a ciabattare del comune di Gavorrano? Vogliamo parlare del centro benessere (?) in lamiera zingata fulminante costruito alla ex Braima, azienda con una storia importante per Braccagni…Era quasi meglio un bel rudere coperto di rovi che uno strazio del genere.
    Ora ‘un si pò fà un comitato cittadino per ogni cosa che non va, (vi assicuro che gestirne uno non è facile…) anche perchè ce ne vorrebbero decine, ma è certo che se non si sta attenti i maghi dell’edilizia commerciale-industriale-civile con la connivenza degli enti preposti al controllo e all’indirizzo, strazieranno sempre di più il nostro territorio.
    Enti preposti che hanno anche un’altra responsabilità, si tratta della mancata programmazione dello sviluppo che con buona pace dell’amico Ptrik, non si può fermare, ma appunto indirizzare, valutando le lecite esigenze di espansione economica con la salvaguardia del paesaggio che tanto ci piace così com’è e lo sfruttamento delle risorse, strade, acquedotti, ecc…

  31. 31 Roberto Spadi
    agosto 15, 2008 alle 12:17 PM

    Giornata del cavolo, niete mare, allora mi fò un giretto sul blog pè vedé come si dipana la matassa e, devo dire che sò rimasto meravigliato di come siamo andati a finire fino a Rocca di Frassinello!!!
    Dico, ‘un c’è abbastanza casino qui senza andare a ciabattare del comune di Gavorrano? Vogliamo parlare del centro benessere (?) in lamiera zingata fulminante costruito alla ex Braima, azienda con una storia importante per Braccagni…Era quasi meglio un bel rudere coperto di rovi che uno strazio del genere.
    Ora ‘un si pò fà un comitato cittadino per ogni cosa che non va, (vi assicuro che gestirne uno non è facile…) anche perchè ce ne vorrebbero decine, ma è certo che se non si sta attenti i maghi dell’edilizia commerciale-industriale-civile con la connivenza degli enti preposti al controllo, strazieranno sempre di più il nostro territorio.
    Enti preposti che hanno anche un’altra responsabilità, si tratta della mancata programmazione dello sviluppo che con buona pace dell’amico Ptrik, non si può fermare, ma appunto indirizzare, valutando le lecite esigenze di espansione economica con la salvaguardia del paesaggio (che tanto ci piace così com’è) e dello sfruttamento delle risorse, falde acquifere, strade, acquedotti, boschi, ecc…
    Non ho tanta immaginazione per figurarmi nella mente cosa si inventeranno con il polo logistico e lo scalo merci delle ferrovie SE E QUANDO verranno realizzati, ma di sucuro faranno casino. CERCHIAMO DI NON FARCI TROVARE IMPREPARATI.
    Bè volevo scherzare un pò e invece mi sto prendendo un’incazzatura, sicchè vi saluto!

  32. 32 edo galli
    agosto 15, 2008 alle 12:18 PM

    la guerra è reale e io sono sempre in prima linea davanti alle mitragliatrici
    questa vs battaglia virtuale se pur non consona con la mia praticità mi piace e mi stimola fà bene al paese agli indigeni e ai suoi ospiti
    gli spunti sono tanti in discussione e tanti interessanti dall’architettura paesana all’identità culturale di questo crocevia, dalla banca dati sulla memoria alla viabilità contemporanea, vi ivitò perciò a continuare a scrivere e comunicare ma questo non è il mio mezzo migliore e visto che un buco c’è ritroviamoci a fa quattro chiacchere, ma vere. io ci sono.
    saluti

  33. agosto 16, 2008 alle 11:02 am

    Devo essere sincero…neppure le assemblee pubbliche in paese sono interessanti come ciò che emerge da questo blog che è la vera novità di questa seconda parte dell’estate braccagnina. Pizzicato ha colto nel segno. Gli spunti di riflessione vengono dati, poi nessuno – come è normale che sia – prevale sull’altro. Ed anche i gusti…alla fine so’ gusti. Della serie che ognuno ha i suoi e fa bene a tenerseli. Credo che un bel dibattito sui nostri “monumenti braccagnini” come questo non si fosse mai registrato da tempo. Roberto Spadi ricordava un’altra costruzione, ma credo che se cerchiamo ce ne siano diverse altre di cui parlare. Rocca di Frassinello è un esempio che avevo citato solamente per arrivare alla conclusione cui tutti sono giunti: a volte si celebra tanto un nome e poi alla fine ti realizza un’opera che, poi, così bella non è. Nel caso della Banca, può darsi che se l’avesse fatta allo stesso modo Piano tanti sarebbero qui a dire che è una grande opera d’arte che arricchisce un piccolo paese di provincia…e invece poi sarebbe stato lo stesso cubo che molto ha fatto e fa discutere.

  34. 34 il vecchissimo girino
    agosto 16, 2008 alle 5:34 PM

    tutto vero Carlo

    ma allora viva la banca che unn’ha chiamato il Piano nazionale, con le conseguenze che tu hai giustamente segnalato e paventato, e che condivido

    era un pò il discorso che in questo blogghe avevo già accennato io sia nei confronti di un’opera moderna (se ti piace bene, se un ti piace va bene lo stesso – o quasi) e poi citando la mi nonna Stella: “si pole impara’ anche dai ciuchi”, non diretto verso l’autore, ma verso il caso che poi ti fa indirizzare in un sbocco come “la vera novità di questa seconda parte dell’estate braccagnina” e io direi, anche oltre………molto oltre!

    gragragra

    e grazie al “Ricche” che ci’ha messo a posto l’oriolo

  35. 35 pizzicato
    agosto 16, 2008 alle 11:50 PM

    tanto per approfondire i misteri del nostro ‘territorio’ e di come viene amministrato,

    ho leggiucchiato il pr di grosseto e mi sono accorto che mentre per grosseto città se si sostituisce un fabbricato con un altro occorre:

    “art. 58 COMMA 10
    Nei casi di sostituzione di singoli edifici all’interno dei Contesti le nuove costruzioni devono aderire alle caratteristiche architettoniche del Contesto di appartenenza, definite al Comma 5 del presente articolo.”

    il comma 5 dice:
    “Per ogni Contesto il PRG definisce sia i caratteri urbani della edilizia esistente, sia i criteri di intervento sul tessuto edilizio, sia gli interventi pubblici e privati; ciò, attraverso le apposite Norme di Contesto.
    I caratteri urbani della edilizia esistente in ogni Contesto sono dati dal rapporto degli edifici con gli spazi pubblici su cui affacciano. E cioè: dagli allineamenti continui su strada, dai giardini e dagli spazi liberi tra case, dalla semplicità e complessità dei tagli volumetrici, dalla prevalenza dei pieni sui vuoti nelle facciate, dal tipo di decorazione o intonacatura delle stesse; così come si legge dallo stato di fatto interpretato e trascritto negli articoli della presente normativa relativamente a ogni Contesto.”

    ora questo comma 10 vale per la zona urbana di grossto città, mentre , CASO STRANISSIMO, per braccagni, quando l’art. 82 indica i criteri per costruire nella nostra frazione, nel richiamare lo stesso art. 58 che vale per grosseto, omette di richiamare proprio il comma 10 (pche disciplina il caso di sostituzione di edificio, proprio quello che riguarda il nostro cubo), ecco l’articolo che riguarda Braccagni:

    “Inoltre, allo scopo di favorire il completamento, il riordino e il miglioramento in genere, dell’edilizia esistente entro il confine della frazione il PRG, ove non indica interventi puntuali e localizzati, prescrive che il carattere dei possibili interventi si definisce secondo i criteri fissati ai commi 7, 8, 9, 11, 13, 14 e 15 dell’art. 58 delle presenti Norme, con l’avvertenza che la frazione costituisce a questo fine Contesto a se stante.”

    morale della favola, a grosseto se si sostituisce un veccho edificio con uno nuovo occorre rispettare certi canini architettonici esistenti nl contesto in cui questo avviene….. e quindi un cubo in quel modo potrebbe essere inserito in una via in cui il suo aspetto rispetta l’esistente, per braccagni parrebbe di no….

    allora se così è, a parte l’opinabilità di una simile scelta normativa, poichè crea una legge in se stessa contraddittoria (ma così entriamo nel tecnico e quindi lascio stare, salvo qualcuno non voglia migliori spiegazioni), le obiezioni e le critiche devono necessariamente coinvolgere anche chi ha scritto queste norme e chi le ha approvate, per intanto riporto sotto i nomi di chi le ha scritte, per chi le ha approvate basterà far mente locale su chi aveva la maggioranza, e poi sarebbe bello trovare in comune l’elenco di tutti coloro che le hanno votate, non per altro, ma così tanto per fare un pò di democrazia a ragion veduta:

    Comune di Grosseto
    PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE
    variante generale al PRG 1971 e alle modifiche seguenti, sino al 1990

    NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
    Progettisti:
    Prof. Arch. Alberto Samonà (capogruppo)
    Dott. Arch. Paolo Borghi
    Dott. Arch. Giovanni Romano

    Collaboratori:
    Dott. Arch. Antonio Cortese
    Dott. Arch. Bianca Rizzo
    Dott. Arch. Giuliano Bernardini, Mario Nencioni
    (Ufficio Comunale di Programma)

    Data di consegna: Luglio 1990
    Data di adozione: 24 Luglio 1991

  36. 36 pizzicato
    agosto 17, 2008 alle 6:40 PM

    Siccome è da un po’ che mi fischiamo le orecchie, meglio precisare che i nomi dei professionisti che hanno firmato il piano regolatore di Grosseto li ho fatti perché non c’è niente di male a segnalare chi ha lavorato per la collettività pagato dalla stessa, ovvero da noi tutti, e poi i loro nomi li ho presi da un documento pubblicato on-line dal sito del comune,
    http://www.comune.grosseto.it/home/index.php?id=370&L=0

    E per ultimo ma non per questo meno importante, io critico una scelta che pare, ripeto pare, permettere a Braccagni ciò che nella ‘capitale’ del comune non si può fare, critico la scomparsa del fatidico comma …. la critica è di metodo, non certo sulle loro qualità professionali e personali, me ne guarderei bene, e soprattutto è una critica sempre a sua volta criticabile da chiunque, loro per primi magari su questo blog.

    Insomma chi si è preoccupato per il fatto che ho citato i nomi, può stare tranquillo, e soprattutto nessuno si senta offeso, al limite chiamato in causa per una spiegazione si, se la vorrà dare, ovviamente per permettere anche a noi semplici cittadini di capire meglio, di conoscere i perchè di scelte di cui non sappiamo mai niente, o di cui ci accorgiamo solo a cose fatte.

    Sul punto poi che secondo me tecnicamente la norma, senza quel comma per Braccagni, abbia in se elementi di disorganicità, di poca coerenza con la sua ratio, che sembra essere quella di salvaguardare sempre le caratteristiche della realtà in cui si va a costruire; credo che lo possa dire senza problemi, altrimenti se non lo potessi fare nonostante l’art. 21 della nostra Costituzione che compie in questi giorni 60 anni….. a parte che dovrei smettere di fare il mio lavoro, ma poi…. come dire….. il mio posto sarebbe o dietro le sbarre o sotto terra… come disse qualcuno che non mi ricordo, perché saremmo in piena dittatura :-)).

    Comunque se qualcuno volesse creare problemi al blog per via di quei nomi citati come ho fatto io, senza offendere nessuno e con correttezza, sappia che sebbene abbia uno pseudonimo, basta chiedere, sono rintracciabile e pronto a rispondere delle mie cose ovunque e sempre, meglio davanti ad un piatto di tortelli maremmani, ma volendo anche altrove … 🙂

    saluti e sonni sereni

  37. 37 il vecchissimo girino
    agosto 17, 2008 alle 10:15 PM

    caro Pizzicato

    ma che qualcuno t’ha provato a ri-pizzica dopo il tu intervento?
    chiarezza pe chiarezza, sarebbe bello che si sapesse anco noi se sto fatto è stato fatto!

    le tue spiegazioni sono cortesi e gentili quanto logiche e un po’ “forzate”
    c’è stata una qualche pressione da parte di qualcuno?
    se si faccelo sapere a tutti noi del blogghe
    credo che sia una cosa che riguarda tutti
    ma dico proprio TUTTI

    ciao, da un altro pizzicato

    gragragra

    p.s.
    il prossimo mio impegno sarà di fa un centoventicinque passi a parti dal “coso” pe vede se mi riesce d’inciampa l’“altra casa costruita con materiali e tecniche che privilegiano il rispetto ambientale e il risparmio energetico, che si integra benissimo nel tessuto urbanistico e si trova a cento metri dal cubo di cui parliamo, quasi sulla stessa via”
    voglio proprio vede’ e cerca di capi’
    poi ci risentiamo

  38. 38 redazione
    agosto 17, 2008 alle 10:42 PM

    Va bene il senso civico, ma ora ci mettiamo pure a spulciare il Piano Regolatore?
    In effetti la “sparizione del comma 10” sollevata da Pizzicato è interessante, gli addetti ai lavori ci dovrebbero spiegare perchè c’è (se c’è) questa differenza nel regolamento urbanistico tra Braccagni e Grosseto.
    Da profano, mi viene da pensare che a Braccagni di edifici storici, di “canoni architettonici” ci sia ben poco di rilevante. Quindi è difficile parlare di rispetto dell’esistente in un piccolo agglomerato in continuo divenire.
    Questo, lo ripeto, da profano. So che questo blog è seguito da geometri, architetti, che sicuramente hanno più competenza di me e, forse, anche di Pizzicato, e potrebbero aiutarci a capire meglio.
    Una cosa che invece a me non interessa assolutamente è sapere i nomi di chi ha scritto certe regole, chi le ha votate e altre cose simili.

  39. 39 il vecchissimo girino
    agosto 17, 2008 alle 11:13 PM

    Carissima redazione

    Se tu trovi che:
    “In effetti la “sparizione del comma 10″ sollevata da Pizzicato è interessante, gli addetti ai lavori ci dovrebbero spiegare perchè c’è (se c’è) questa differenza nel regolamento urbanistico tra Braccagni e Grosseto.”
    La risposta al tuo quesito:
    “Va bene il senso civico, ma ora ci mettiamo pure a spulciare il Piano Regolatore?”
    mi sembra che la dai tu stesso

    Dici inoltre:
    “Da profano, mi viene da pensare che a Braccagni di edifici storici, di “canoni architettonici” ci sia ben poco di rilevante. Quindi è difficile parlare di rispetto dell’esistente in un piccolo agglomerato in continuo divenire.”

    Che mi sembra assai simile alla risposta data dal progettista a Roberto Spadi:
    “…….quando uno dei progettisti disse, sempre con tono secco e preciso, che di architettura di livello a Braccagni ‘un ce n’era punta, anzi, ‘un c’è nemmeno uno straccio di piazza, monumento, fontana, ecc… e sicchè c’era poco da sciupare, quindi mi si è strozzato il vaffa in gola e sò stato zitto perchè insomma tutti i torti ‘un c’è l’aveva!!!”
    e che mi venne da paragonare a:
    “passa un funerale, spariamo pure sulla bara, tanto il defunto è già morto”: grazie mille signor progettista, perlomeno cominciamo a sospettare come nascano i “monumenti a testa di M..azzo”

    non ci s’ha niente a Braccagni (per colpa di chi? Si pole sape? M..AZZO?) e quindi va bene qualsiasi elucubrazione di ogni e qualsiasi “misirizzi” di passaggio pel paese?
    Tanto – come ci fa scopri il Pizzicato – il comma 10 è sparito pe Braccagni………………..

    Questione nomi:
    vedo che ci risiamo: che male c’è a RICORDARE chi ha fatto PUBBLICAMENTE un pubblico lavoro, nomi già a tutti gli interessati noti, ma che qui vengono caso mai contestualizzati al popolo del blogghe?
    O si pensa trattarsi di svelare nomi e cose indicibili?
    A me pare un gran segno di democrazia e civiltà.
    D’altra parte, se a uno non interessa minimamente, non per questo non possono utilmente essere ricordati a chi non le ricorda o non le sa
    Semplicemente a chi non interessa, passa oltre e va.
    O no?

    gragragra

  40. 40 redazione
    agosto 18, 2008 alle 9:33 am

    A Edo Galli ho risposto nell’altro argomento di discussione “Una serata a Braccagni”. Certamente ci avrebbe fatto piacere conoscere il suo parere in merito agli argomenti trattati, in particolare la costruzione del nuovo edificio di via dei Garibaldini; tra l’altro Edo partecipò ed intervenne all’assemblea pubblica dove fu presentato il progetto.
    Grazie per la condivisione ed il sostegno a questo “forum” che mi auguro si concretizzi in altri tuoi interventi.

  41. 41 pizzicato
    agosto 18, 2008 alle 12:09 PM

    solo per dire, a ragion del vero, che contiuando lo spulciare del pr, mi sono accorto che il ‘comma 10’ è stato tolto per ogni località al di fuori di grosseto città, questo è un particolare importante perchè vuol dire che non c’è un atteggiamento specifico solo per Braccagni, ma questo ‘modus’ pensandi.. ( è latinorum non latino 🙂 ) riguarda ogni frazione, quindi non siamo i soli a rischio edifici ex ‘comma 10’ ;

    rimane comunque da capire perchè !!…

    a proposito, do un elemento a Vecchissimo Girino….. hai presente Urio?…
    buona passeggiata.

  42. 42 redazione
    agosto 18, 2008 alle 12:47 PM

    …. e alla fine si scoprì che la mancanza del fatico “comma 10” dal regolamento urbanistico rappresentava un bene per Braccagni…
    Per quanto riguarda i nomi, io sono contro ogni possibile “additamento”.
    Non ho capito di quale altro edificio stiamo parlando, lo scopriremo nelle prossime puntate.

  43. agosto 18, 2008 alle 4:30 PM

    La prima casa “a risparmio energetico” costruita a Braccagni è quella realizzata da un noto architetto del nostro paese sulla bottega dello zio Urio. Fra l’altro devo dire che è molto bella e la si apprezza, come ho scritto, dalla via parallela a via dei Garibaldini, visto che sulla nostra strada principale si trova la Bottega di Paolo…

  44. 44 il vecchissimo girino
    agosto 18, 2008 alle 5:03 PM

    caro Carlo

    grazie per l’indicazione, sarebbe troppo facile dire ora che c’ero arrivato da me stamattina, ma è vero

    circa la visuale che privilegi, capisco la disquisizione sul davanti e il di dietro, ma tanto che apprezzavi assai, se non proprio preferivi, il lato B, s’era capito in tutto il blogghe
    in fondo che c’è di male?

    addò ‘i sta gusto on ci sta perdenza
    dicano a Napoli, e come dargli o darti torto?

    gragragra

    rispulciando indietro ho visto che anche il Pizzicato m’aveva in pratica detto qual’era la casa, ma ormai in questo blogghe se il Fida, invece di gongola per il decollo, si preoccupasse un di più a porta’ un po’ d’ordine: scherzo grande Fida, anche se è bene rimane delle proprie idee e convinzione sull’INDICARE o meno le persone, ripeto I N D I C A R E e non A D D I T A R E come temi te!

    ultima bischerata del giorno:
    chi glielo chiede ad Asmara se ci fa visita’ sta casa? potremmo anche organizza’ una visita guidata, o una con delegazione composta dai più curiosi e pettegoli di Braccagni, cioè noi, quelli che hanno scitto su sto’ blogghe: che ne dite?
    occhio alle risposte perchè il Fida m’ha detto: educazione e niente parolacce, e io ubbidiente ho scritto perfino I MONUMENTI DEL M..AZZO!

  45. 45 redazione
    agosto 18, 2008 alle 5:25 PM

    Ma come, davanti casa della mi’ mamma c’è la prima casa “a risparmio energetico” di Braccagni ed io non mi sono mai accorto di nulla? Vengo subito a controllare.

  46. 46 il vecchissimo girino
    agosto 18, 2008 alle 5:43 PM

    caso mai di lato,
    a menochè tu non condivida come Carlo la passione per il lato B,
    e tu confonda il lato B con il lato A,
    nel senso che anche il di dietro – come in effetti è – tu lo chiama davanti!!!!!!!!

  47. 47 Catuscia
    agosto 18, 2008 alle 7:55 PM

    Complimenti ed auguri a Tina ed Andrea, sono tra quelli assenti alla festa, mi spiace moltissiomo non aver brindato alla felicità degli sposi, ma con il cuore ero loro molto vicina!
    Sulle considerazioni delle scelte dei nomi politici illustri di Braccagni e sulle attenzioni del paese, voglio dire, che chi ha descritto questo paese apatico, vuol dire che non lo vive più, la politica ascolta le esigenze dei cittadini, sta rispondendo a questioni, alle quali decenni di precedenti amministrazioni non avevano dato considerazione, come politici illustri, abbiamo tutti gli abitanti del paese, che si possono candidare a tutti i livelli elettivi, non bisogna avere blasoni o discendenze, siamo abitanti di Braccagni, tutti importanti e tanto solidali, basta vedere la partecipazione a questo matrimonio, dove tanti figli già allevati, anche dalla grande Tina si sono uniti per festeggiare insieme ad amici e parenti della coppia. Brindiamo con allegria alla positività. Catuscia Scoccati

  48. 48 redazione
    agosto 18, 2008 alle 9:57 PM

    Benvenuta Catuscia. Sei entrata nella “stanza” sbagliata ma sei gradita lo stesso. Questo commento andava fatto nell’argomento di discussione “Una serata a Braccagni” ma va bene uguale. Solo che eventuali ulteriori commenti andrebbero fatti lì, tanto per capirci qualcosa e “mettesi il cappello in testa e le mutande al culo” come direbbe qualcuno.

  49. agosto 19, 2008 alle 12:09 am

    … da parte mia spero che l’impatto che la Banca avrà sul nostro paese sia tale per cui, alla fine, il poco bello venga presto (se sarà possibile) dimenticato…

    questa frase mi ha fatto venire in mente questa di PEPPINO IMPASTATO (1948–1978, assassinato qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l’esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani):

    “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.”

  50. 50 Biadone
    agosto 19, 2008 alle 1:07 PM

    Salve a tutti.
    Mi aggiungo volentieri ai “quattro amici in rete” e soprattutto a quelli che trovano “il cubo” poco bello, tanto per esse chiari.
    Riguardo alla memoria delle cose “poco belle” a Grosseto ce ne sono di molte e non mi pare che i grossetani(quelli veri)se le siano dimenticate, con questo non voglio distoglie’ l’attenzione da Braccagni, ma solo dire che gli anni passano e il brutto resta.
    Pe’ le piante da mette’ sul davanzale proporrei un baobab, comunque per esprime un mio giudizio definitivo aspetto il completamento della “gabbia pe’ le scimmie” e soprattutto “l’insegna”, che darà sicuramente quel tocco in più.
    P.S. meno male che non insegnano la bellezza sennò a me non mi facevano entra’ nemmeno in classe e comunque basa gira’ l’Italia a testa alta e di bellezza se impara tanta.

  51. agosto 19, 2008 alle 3:20 PM

    Mi piace ritrovarmi in questa piazza se pue virtuale è la piazza che c’è sempre mancata, quella che non abbiamo mai avuto perchè alla fine Braccagni ha un “tipico sviluppo dei paesi di pianura. sorto tra un crocicchio di strade (aurelia,montepescali sticciano roccastrada) e uno scalo ferroviario”(Marco Sorelli). aperto ai venti e ai forestieri di memoria bianciardiana. Braccagni è una strada e una locanda scriveva il maestro Zotti, con il suo passaggio a livello metafisico e i poderi a strisce b/r.
    Il fermento culturale ispiratore della sentinella era la voglia di guardarsi intorno allora come oggi e questo è un grande piacere. Ci sono in piazza tanti argomenti, vari e interessanti i livelli di discussione, primo fra tutti quei due pizzicati dal locco…questa vena romantica e nostalgica mi emoziona tantissimo ma ancora non è arrivata la mia vecchiaia.
    l’altro argomento sui monmenti del mazzo come li chiamate voi è l’argomento del bello del senso estetico ed essendo soggettivo aperto a molteplici pensieri. Certo è che la banca ha costruito una banca, una fortezza inespugnabile, un forziere che si evidenzia in tutta la sua architettura, è la banca di un farwest braccagnino, senzatetto per distinguersi dalla povera e insignificante edilizia paesana, per noi questa ha un senso perche lavoro dei ns.padri e perciò sentimentalmente coinvolti. Architettura spontanea difficile da catalogare, faremo la fine di schangai.
    quando alla presentazione del progetto gli fu fatto notarel’inpatto visivo mi parve di capire che l’architetto aveva cercato l’insrerimento migliore ed obbligato nella scelta per i pannelli solari
    continuerò quando mi sara possibile

  52. 52 redazione
    agosto 19, 2008 alle 4:16 PM

    Benvenuto Biadone, complimenti per il nick name e ora BIADA! (nick name, blog, post, ma non ci sono parole più “nostrali” da usare?)

  53. agosto 19, 2008 alle 6:09 PM

    Che dire, mi piace il gioco divertito del nostro Vecchissimo Girino sul lato B e lato A della Banca. Diceva una canzone: “dipende, da che punto guardi il mondo tutto dipende”! Chiaro che se la Banca avesse cambiato lato di via dei Garibaldini anche l’impatto sarebbe stato diverso…magari a tanti non sarebbe piaciuto lo stesso!!! Ho ragionato anche sulle parole di Patrick che ha estrapolato un mia frase (il cui concetto riconfermo) riportando un citazione di Peppino Impastato (quello dei Cento Passi, per farlo capire anche agli appassionati di cinema o di canzoni). La bellezza – nel senso estetico-, però, come diceva anche Edo è opinabile e non credo che si possa veramente insegnare. Personalmente ho visitato diversi musei di arte conteporanea nel mondo e tanta di quella roba considerata assai bella, come a tanta gente comune, anche a me non sembra tale. Però che a chi piace dunque lo rispetto e quei musei, anche se a volte mi risultano incomprensibili, li vado sempre a visitare. Tanta gente non ama Picasso che per me è un genio, così come mi piace tutto ciò che, a Barcellona, è di Gaudì. A Parigi sono appassionato della Defense e considero la Torre Eiffel il più bel monumento insieme a Notre Dame e mi piace pure il Centro Pompidou che tanti considerano un cazzotto in un occhio per il contesto in cui è inserito. Questo per far capire che, alla fine, di “monumenti” considerati da tanti “del mazzo” in giro ce ne sono molti…Siccome siamo a Braccagni, grandi architetti che con il loro nome possono far diventare belle cose orrende non ne abbiamo, ecco allora che io preferisco guardare alla sostanza, come (ma è un mio giudizio personale) dovrebbe avvenire per tante cose. Della serie che se in una città sostituiscono un vecchio ospedale con uno moderno e brutto, ma funzionale, ben venga la bruttezza!!! A patto, ovviamente, che la sua utilità superi l’aspetto estetico e che questo non sia effettivamente contrastante con le bellezze (se esistono) che ci sono attorno. Siccome, alla fine, di cose belle a Braccagni ci sono, ma ce ne sono anche brutte, mi domando: quel palazzetto che, alla fine, è anche un’operazione di marketing della Banca che si vuole definire “ecologica”, grazie alla scelta di un edificio costruito secondo regole (così mi viene detto) per assicurare il risparmio energetico, fa così tanto schifo da giustificare una vera e propria sollevazione popolare? (esagero, ovviamente…) O quello che potrà essere l’impatto della stessa sulla nostra comunità (nel senso di soldi che – spero- andranno a finanziare varie iniziative, che -ahimé- di questi hanno bisogno…) potrà anche rendere il brutto un po’ meno brutto? Se penso che a causa dell’impatto ambientale (in questo caso un po’ più giustificato, anche se in questi due vocaboli ormai si inserisce di tutto…) a Braccagni abbiamo ancora da anni un irritante passaggio a livello, la risposta me la do da solo….

  54. agosto 19, 2008 alle 6:10 PM

    Scusate, le faccine nel testo non le ho messe io, ma il blog le immette autonomamente al posto delle parentesi seguite dal punto e virgola….

  55. 55 Edo Galli
    agosto 20, 2008 alle 12:48 am

    claudio è testimone di un testo andato perduto in questa piazza di merda con il quale non mi riesce facilmente comunicare.

  56. 56 il vecchissimo girino
    agosto 20, 2008 alle 4:47 am

    il mio più caloroso benvenuto al mio amico Biadone, rincontrato in cotanta festa del 1° Maggio di quest’anno

    fu un piacere a rivedetti allora
    ed è una gioa risentitti ora!

    vai Biada!

    gragragra

  57. 57 il vecchissimo girino
    agosto 20, 2008 alle 5:00 am

    per la creatura Edo Galli

    le creature a una cert’ora dovrebbero esse già tutte nel letto
    e no a perdessi nei perigliosi meandri dei blog senza tetto

    chi è sto Claudio citato ed invocato comme testimognio
    che ci dovrebbe forse di se avevi veramente in mano il foglio?

    e giusto mi parea di vede qualcuno questa notte drento
    l’Archiependolante stanza a rigirare co na candela in mano e senza senso

    se nello blogghe un ti ci trovi tanto a rigiratti
    perchè non provi coi tamburi e con i gatti?

    gra gra gra

  58. 58 Biadone
    agosto 20, 2008 alle 7:56 am

    Come ha già scritto qualcuno, di argomenti ce ne so’ tanti e ci vorrebbero più “stanze”, sennò viene fori un calderone che un ci si raccapezza.
    Difatti, sarebbe interessante raccoglie’ quel sassolino con su scritto “passaggio a livello – cavalcaferrovia”, che è un argomento che mi sta’ parecchio sul gozzo.

    Caro vecchissimo girino non ti fa confonde’, perchè in Maremma di biadone ce n’è tanto!

    sfrusc sfrusc

  59. agosto 20, 2008 alle 8:41 am

    Le faccine che appaiono su questo blog sono una impostazione predefinita che le generava tramite combinazione casuale di alcuni caratteri. E’ stato fatto un intervento sulle impostazioni del sito per eliminarle automaticamente. Buona discussione a tutti.

  60. 60 Gra gra gra
    agosto 20, 2008 alle 11:55 am

    caro Biadone

    solo perchè so curioso più delle cecche

    datosi che mi firmo via via “gra gra gra” perchè da grande vorrei fa la GRANOCCHIA (e no il rospo come vorrebbe qualcuno) mi spieghi se il tuo

    “sfrusc sfrusc”

    è il verso del Biadone?

  61. agosto 20, 2008 alle 3:54 PM

    Visto il successo che sta riscutendo questo blog (ieri 210 contatti!), si rende necessaria una revisione che renda lo stesso più accessibile e dove sia più facile comunicare.
    Pertanto stiamo iniziando a lavorarci sopra e contiamo nel giro di un mese di rinnovare la prima vera e prorpia PIAZZA VIRTUALE di Braccagni.
    Si accettano consigli e suggerimenti da parte di tutti.

  62. 62 Roberto Spadi
    agosto 20, 2008 alle 7:51 PM

    Ragazzi, la questione del cavalcavia è così spiacevole per me che ne parlo poco volentieri, ma tirato per i capelli(!!!!) vi ragguaglio sugli ultimi sviluppi (almeno quelli noti in circoscrizione).
    Le ferrovie sono determinatissime a fare il cavalcavia in quanto con una sola opera vorrebbero eliminare tutti e tre i passaggi a livello di Braccagni, quindi anche il progetto alternativo presentato dalla commissione ambiente ecc… della circoscrizione che se mi riesce allegherò, è stato ignorato, fregandosene dell’impatto ambientale equant’altro.
    Ora provo a mettere tutto il materiale che riguarda la questione.
    verrà un commento un pò lungo, ma tantè…

    Braccagni, 18 novembre ‘06

    OSSERVAZIONI SULLA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

    Occorre fin dall’inizio rendere chiara la nostra posizione rispetto al cuore del problema. I grandi vantaggi ottenibili dalla soppressione dei passaggi al livello non sono da parte nostra messi in discussione, ma pienamente condivisi.
    Quello che non ci convince è la scelta del tipo di intervento fatta, il cavalcavia, rispetto a quella dalla maggior parte dei cittadini di Braccagni desiderata, un sottopasso.
    Ovviamente in un valido equilibrio con lo sviluppo del centro abitato, delle attività produttive e dell’occupazione, l’aspirazione di Braccagni circa la tutela del valore del paesaggio non è né unica né isolata, se, come risulta dal verbale della conferenza di servizi in data 12 luglio 1999, su 15 opere sostitutive dei passaggi a livello della Regione Toscana, in 14 casi si sceglie per sottopassi e sottovie.
    Appare, in primo luogo, poco convincente motivare e giustificare che l’impatto dell’intervento in questione (cavalcavia) “cambierà nel tempo perché nella zona è prevista una rapida dinamica evolutiva che porterà a delle modifiche sostanziali sul sistema di paesaggio”.
    Si tende così a correlare, in modo pretestuoso, l’inserimento di un corpo estraneo sopraelevato rispetto ad un paesaggio pianeggiante, con gli altri interventi infrastrutturali (area agro-industriale, polo fieristico del Madonnino, centro intermodale, zona Artigianale, superstrada Livorno-Grosseto, l’elettrodotto delle Ferrovie) previsti o già realizzati nell’area.
    A) L’area agro industriale e la Fiera del Madonnino sono previsti in una zona a Nord del Corridoio Tirrenico ed ad una notevole distanza dall’abitato di Braccagni; quindi non avranno alcun’influenza sul sistema paesaggio del paese stesso.
    B) Per quanto riguarda il centro intermodale, di cui non risultano al momento progetti concreti per la sicuramente auspicata, realizzazione. ( Anch’esso in ogni modo si svilupperà fuori del centro abitato, a Nord della Zona Artigianale.)
    C) La zona artigianale, in parte già esistente, non altera in modo significativo il paesaggio del paese di Braccagni, anche in base alle “altezze2 e dimensioni dei capannoni.
    D) Il percorso della superstrada Livorno-Grosseto non “coinvolge” il paese di Braccagni ed anzi risponde ad una necessità, lo spostare il gran traffico dalla vecchia Aurelia, strada lungo la quale si è sviluppato il centro abitato. Inoltre la superstrada non si manifesta come un corpo estraneo sopraelevato rispetto ad un paesaggio pianeggiante, perché è ben inserita alla base delle colline.
    Per quanto riguarda le barriere protettive per l’inquinamento acustico e “particellare” da traffico veicolare è stata un’ovvia richiesta dalla Circoscrizione già più volte, ma purtroppo non ancora recepita.
    E) L’elettrodotto delle Ferrovie rappresenta un tipico esempio di quanti errori sono stati fatti nel passato, quando ancora non avevamo una “sensibilità”ambientale, sanitaria e paesaggistica. Tra gli obbiettivi della Circoscrizione c’è anche la richiesta di interramento.
    Nella V.I.A. non si è, inoltre tenuto in adeguata considerazione lo sviluppo di tipo residenziale, sia quei fabbricati attualmente in costruzione, che quelli previsti nella zona Sud del paese, che comporterà il mantenimento di caratteristiche paesana di Braccagni.
    Il cavalcavia, invece, è troppo vicino al centro abitato di Braccagni, che ha un “paesaggio eterogeneo, ma a prevalente carattere agricolo”, modificandone in modo sostanziale e permanente la fisionomia e le caratteristiche.
    L’argomento della “dipendenza temporale” (l’abitudine a vedere un paesaggio impattato da una componente estranea tende a ridurre l’entità dell’impatto) mi pare, francamente, un argomento di tale banalità da una parte e di tale gravità dall’altra che può giustificare, e probabilmente è già servito a giustificare, qualsiasi scempio paesaggistico ed ambientale.

    Di fronte alla motivazione della scelta dell’intervento (soprapasso) per gli aspetti economici, costi e tempi minori, a noi appaiono secondari rispetto ai benefici prodotti da un sottopasso, minore impatto paesaggistico ed ambientale.
    Con riferimento alla nota 2869/GAB/P.C. della Prefettura di Grosseto in data 10/10/95 (Protezione Civile) reputiamo che nel caso del sito di Braccagni non ci sono nel modo più assoluto problemi di blocco della rete viaria conseguente all’eventuale allagamento del sottopasso, vista la presenza di molteplici strade e sottopassi alternativi da utilizzare per tempestive operazioni di soccorso. (Gerlette, Bozzone, sottopasso Pupilli, Grancia.)
    Inoltre la stessa V.I.A. conferma che la zona di Braccagni non è soggetta a rischio idraulico, per quanto riguardo ai passati fenomeni di ristagno, nell’area a Sud dell’abitato, sono stati avviati con la costruzione del canale dell’ANAS.
    La modifica del traffico veicolare presenta alcuni gravi problemi:
    a) tra i potenziali fattori di rischio si evidenziano incidenti stradali, principalmente in corrispondenza dei punti d’immissione sull’Aurelia (Uscita a raso da Via Malenchini, futuro svincolo sull’Aurelia a ridosso del Fosso Rigo in corrispondenza di un dosso e di una successiva curva che riduce la visibilità).
    b) l’alleggerimento del traffico in Via Garibaldini, oltre ad inevitabili danni economici per le esistenti attività produttive, non comporterà una significativa riduzione dell’attuale traffico pesante (camion ed autobus) perché le destinazioni di tali mezzi resteranno invariate (Stazione e Consorzio Agrario)

    Roberto Spadi
    Pietro Donato
    Oliva Guicciardini

    Il sottopasso alla stazione

    La frazione di Braccagni, collocata a nord del territorio comunale all’incrocio tra la ferrovia Roma – Torino con quella Grosseto – Siena, oggi servita direttamente da uno snodo della nuova Aurelia con la viabilità secondaria, si è sviluppata fin qui piuttosto ordinatamente lungo la via dei Garibaldini.
    Il tessuto urbano esistente agisce secondo due direttrici fondamentali: una, lungo la strada parallela alla via Garibaldini, riproponendo in pratica un secondo asse urbano dalla vecchia Aurelia alla stazione; l’altra (che ripropone in parte vecchie previsioni), perpendicolare alla prima lungo la via Andreoli sino alla via Malenchini lungo la quale è previsto un completamento dell’area artigianale esistente di Pian di Maggio, rafforza il tessuto urbano della frazione, affidandole un ruolo importante soprattutto in funzione dei nuovi sviluppi che la creazione del polo intermodale, le attribuiranno di fatto.

    Il tutto però ha un grosso nodo da dipanare, si tratta del passaggio a livello alla stazione ferroviaria che forma una strozzatura proprio sulla strada principale, via dei Garibaldini, causando notevoli difficoltà al traffico. Per ovviare il problema serve una nuova strada di collegamento tra la vecchia aurelia (SP 152) e Castiglion della Pescaia con un sottopasso ferroviario che liberi il paese dal traffico pesante che si dirige verso la stazione ( autobus alle FFSS, camion e trattori per il Consorzio Agrario, ecc…) che si può costruire a sud di Braccagni creando uno svincolo sulla vecchia Aurelia subito dopo Palazzo Concialini o ancora meglio riutilizzare il vecchio svincolo della nuova aurelia proseguendo fino a congiungersi con la strada delle Gerlette costituendo un anello di collegamento con i nuovi insediamenti abitativi nelle vicinanze del Consorzio Agrario come meglio specificato nella cartina, che contribuirà a migliorare il traffico creando “anelli” di scorrimento sia a nord che a sud di Via dei Garibaldini completando un circuito a forma di 8 (Via Aurelia-Via dei Garibaldini-Via Andreoli-Via Aurelia-Via “del sottopasso”-Via della stazione-Via dei Garibaldini), all’interno del quale continuerà l’eventuale sviluppo edilizio della frazione.

    La scelta dell’opzione sottopasso rispetto a quella del sovrappasso nasce dall’evidente impatto ambientale che quest’ultimo apporterebbe all’abitato che ha “un paesaggio eterogeneo, ma a prevalente carattere agricolo” (citato da V.I.A. Toscana D.G.R.T. 1068/99) composto per lo più da villette unifamiliari, palazzine a 3 piani, modesti capannoni artigianali; la stessa super strada Livorno-Civitavecchia pur essendo sopraelevata è ben inserita alla base delle colline che sovrastano l’abitato.
    Inoltre le eventuali costruzioni del polo agro-industriale sono ben lontane dall’abitato per cui non avranno nessun impatto con il paesaggio del paese.
    Naturalmente nessuno nasconde gli ostacoli che si presentano alla realizzazione dell’intera opera come per es. la prevenzione degli eventuali allagamenti del sottopasso, viste le quote altimetriche sfavorevoli, anche se con riferimento alla nota 2869/GAB/P.C. della Prefettura di Grosseto in data 10/10/95 (Protezione Civile) “reputiamo che nel caso del sito di Braccagni non ci sono nel modo più assoluto problemi di blocco della rete viaria conseguente all’eventuale allagamento del sottopasso, vista la presenza di molteplici strade e sottopassi alternativi da utilizzare per tempestive operazioni di soccorso, (Gerlette, Bozzone, sottopasso Pupilli, Grancia.)” inoltre i più recenti metodi di costruzione (vedi sottopasso di Barbanella) danno ampie garanzie, o l’individuazione dell’esatto punto di intersezione con l’Aurelia, dove già sono molti i potenziali fattori di rischio di incidenti stradali, principalmente in corrispondenza dei punti d’immissione sulla vecchia Aurelia con l’uscita a raso da Via Malenchini e il futuro svincolo sull’Aurelia per il polo ferroviario a ridosso del Fosso Rigo in corrispondenza di un dosso e di una successiva curva che riduce la visibilità.
    Ma i problemi andranno risolti poiché per quanto riguarda la costruzione di un sovrappasso la popolazione si è già espressa, bocciando il progetto.
    Roberto Spadi
    Bè credevo peggio, non ha caricato le carte e le foto però il senso si capisce, almeno credo.
    Saluti.

  63. 63 pizzicato
    agosto 20, 2008 alle 8:50 PM

    due cose anzi tre

    Carlo, se contnui a mettere zucchero sul cubo, comincio a pensa che pure a te sta cosa sa di amaro… e vorresi renderci la pillola più dolce 🙂

    sul resto, io penso che sia un problema di rispetto della gente più che di etetica, anche quella c’entra, ma li la cosa è opinabie, nel senso che ognuno ha le sue motivazioni, mentre il rispetto dei gusti altrui e della cultura altrui, e dell’ambiente altrui, è cosa un pò diversa, l’estetica architettonica è solo uno dei molteplici elementi che dovrebbero essere tenuti in conto da architetti e politici, oltre che di proprietari siano banchieri o bancari. Riguardo a Picasso… ci sono quadri che on mi piacciono, ma se me li regalassero li prenderei lostesso…. voglio dire che l’arte oggi è fta di soldi e fatta dai soldi, compreso il senso estetico… e io sulla cultura che ha prodotto le case di braccagni lapenso come don milani, non è inferiore a quella che ha espresso il cubo.

    Allo Spadi sul cavalcavia dico grazie, e dichiaro che sono contro a du rampe da trecento metri l’una, che renderebbero Braccagni una specie di periferia industriale; io voglio il sottopasso a costo di metterci una vedetta della guardia costiera fissa in caso di allagamento.

    riguardo al discorso della politica fatto dal fida, nemmeno Montepesacali ha prodotto un politico locale, un onorevole non lo produce un paesino, ma una collettività più ampia, monte si è preso i vantaggi ma i meriti di riuscire a farsi eleggere sono soprattutto di altri; il discorso si potrebbe fare sul piano locale, perchè i voti di braccagni potrebbero bastare a mandare gente n comune con un ruolo importante, ebbene li braccagni non ha mai espresso nessuno semplicemente perchè il peso poltico dei voti braccagnini nello scenario comunale è sempre stato inferiore a quello di altri posti, e le segreterie dei vari partiti hanno sempre munto voti da braccagni ma mai lo hanno premiato, è un calcolo politico puro e smplice, non mi piace ma è così, i braccagnini centrano poco.
    c’è anche altro, potrebbe anche essere che le regole della politica oggi sono tali per cui una persona ne rimane disgustata e quindi difficilemnte poi riesce ad accettarle, e non ci si impegna… ma è un discorso serio che andrebbe approfondito diversamente.

    Vuoi vedere che con il centro intermodale, il madonnino e la crescita demografica, braccagni avrà il suo politico di spicco da qui a pochi anni in seno al comune?…

  64. 64 redazione
    agosto 20, 2008 alle 9:11 PM

    Tanto per “mettesi il cappello in testa e le mutande al culo” precisiamo che Pizzicato nella risposta ha fatto riferimento anche a quanto scritto nell’altro argomento di discussione “Una serata a Braccagni”.

  65. 65 pizzicato
    agosto 20, 2008 alle 11:45 PM

    è già, ho fatto proprio in quel modo… scusate

  66. 66 Biadone
    agosto 21, 2008 alle 8:23 am

    Cavalcavia:
    un conto sono le intenzioni, che sono buone e condivido, e un conto sono i fatti.
    Attualmente il contenzioso tra Provincia e FS è in attesa della sentenza del Consiglio di Stato, dopo che il T.A.R. Toscana aveva dato ragione alla Provincia sulla “bocciatura” del sovrappasso contro le FS e il Comune.
    Circola voce che le FS abbiano presentato un progetto alternativo meno impattante, con la rampa lato paese più corta e più bassa, il tutto giustificato dal fatto che il sottopasso costa troppo e non ci sono soldi.

    Mi permetto alcune considerazioni, o provocazioni, e se le FS vincono il ricorso al Consiglio di Stato?
    Ci si becca il primo progetto decisamente impattante!! Speriamo di no, direte voi.
    Ma se vince il sottopasso, poi chi lo fa? I soldi non ci sono e poi “vista la presenza di molteplici strade e sottopassi alternativi da utilizzare per tempestive operazioni di soccorso. (Gerlette, Bozzone, sottopasso Pupilli, Grancia.)” si può anche fare a meno.

    Riconosco un certo pessimismo, ma con quello che si vede in giro!

    P.S. per gli avvocati i soldi si trovano sempre.

  67. agosto 21, 2008 alle 1:15 PM

    Non ti preoccupare, Pizzicato, il lato A della Banca non piace neppure a me e lo ho espressamente detto anche ai proprietari della struttura. Se mi avessero messo il lato B su via dei Garibaldini mi sarebbe piaciuto nmolto di più. Purtroppo è così ed io non ho le competenze per dire se quello che dicono gli architetti in materia di “case a risparmio energetico” sia corretto…
    Sul Cavalcavia non vorrei sbagliarmi ma il piano strutturale di Grosseto aveva – credo approvata anche dalla circoscrizione- previsto una variante (o qualcosa del genere) che aveva collocato l’eventuale cavalcaferrovia non più sul prolungamento di via Malenchini, ma nel lato sud della Stazione, in pratica per sbucare quasi alla curva che si trova lungo la strada delle Gerlette, quella che va agli Acquisti. Una modifica rispetto al progetto originario che era stata posta per permettere un minor impatto di un eventuale cavalcaferrovia. Anche perchè personalmente – visti i tanti allagamenti che si sono registrati in passato- ho qualche dubbio sul sottopasso che rischia di restare sotto qualche metro di acqua ad ogni acquazzone…

  68. 68 Roberto Spadi
    agosto 21, 2008 alle 2:07 PM

    il cavalcavia a sud è stato solo un pour-parlez! non c’è il progetto.

  69. 69 pizzicato
    agosto 21, 2008 alle 4:17 PM

    questa varinte mi giunge nuova, certo che se fosse stata una cosa concreta, allontanando il terrapieno da quella infelice posizione di traverso, avrebbe avuto un’altro impatto, da valutre alla luce dei posti dove era previsto, ma senz’altro forse più accettabile.

    sul pericolo allagamenti, il probema allora era a monte, dall’aurelia nuova, che creava problemi perchè l’assetto idrogeologico mutato dal suo argine, non era stato ben valutato e in quel tempo causava allagamenti pericolosi fin giu dal Bernasconi, oggi il pericolo viene da un’altra parte, l’ultima alluvione (che a me ha causato notevoli danni sradicandomi ulivi ed alberi da frutto, quasi cento metri di recinzione e mi ha portato cia diversi autotreni di terreno) è venuta da nord, per dirla meglio dall’incrocio di sticciano, li si sono sommate le acque che venivano dal piano più a nord dove sempre l’aurelia aveva fatto da diga alimentando l’allagameto dei poderi che sono su quella piana fino all’ex stalla della vallebruna e poi anche ai poderi al di sotto. Quando l’ondata caricò l’argine vicino alla socieà si ebbe sia li che più a valle una ondata che arrivò da nord fino dal bernasconi seguendo il livello dl’arine della ferrovia, e giù fino al bonari, era l’argine della ferrovia a fare da diga alzando il livello dell’acqua verso braccagni.

    allora, se noi ora faciamo un argine da via malenchini, creiamo una diga che protegge bracagni verso la stazione, ma al contempo ingrossa l’acqua per farla poi defluire sulle villette nuove della striscia che costeggia l’elettrodotto e mette sott’acqua a stazione vecchia, la cantoniera e la casa sottostante, oltre a tutta la zona destinata ai binari e ai magazzini del nuovo centro intermodale.

    se facciamo il sottopasso, dopo quelo che è accaduto un paio di anni fa, la buca farebbe da risucchio e tutta l’ondata andrebbe a sfogare li, pericolo di certo, ma diverso da quello che era stato considerato quando venne scritto il ricorso al tar, poichè allora l’alluvione era prevista come conseguenza del cattivo progetto delle acque a seguito dei lavori per la nuova aurelia.

    oggi quale sarebbe una cosa auspicabile? una soluzione accettabile?

    quanto costa un cavalcavia? quanto costa un sottopasso? quanto costa un casellante? forse potremmo tenerci le sbarre con la presenza di un casellante sul posto, che le apre con più frequenza evitando i tempi morti. potremo poi asfaltare la strada che collega via dei pupilli con la strada che va a castiglioni e all’acquisti creando così la possibilità per chi sta sotto le sabrre e in camagna, di utilizare questa seconda via per andare a Grosseto, poichè i grossi disagi derivano soprattutto a chi ha orari fissi per il lavoro.

    un casellante che lavora otto ore, copre un terzo della giornata, quindi ci vogliono tre persone, ognuna costa in media con i contributi, circa 30.000 euro all’anno (ache meno), quindi in tutto per dieci anni sono 900.000 euro, a fronte dei vantaggi che questo comporta per tutti,
    un sottopasso o un soprapasso quanto costerebbe invece?… Quanti milioni di euro? quanti dcenni di lavoro a tre persone, tre famiglie, ci si pagano?
    e consideriamo che tra dieci anni con una braccagni diversa potremmo avere idee e soluzioni migliori, strade diverse.

    ma questa è una soluzione che andrebbe proposta in via transattiva, proprio nella causa in coro, visto che li i umeri sui costi devono farsi, e soprattutto supportata politicamente….

    è la meno costosa, permetterebbe di avere una persona che gestisce tre passagi a livello in modo organico e da impedire forti disagi,

    perchè nessuno l’ha chiesta e si è lasciato senza altro fare che da braccagni, le sbarre fossero azionate prima da grosseto e poi da pisa?…. per me c’è una risposta, ma la parola forse è tale he in questo blog non posso usara.

  70. agosto 22, 2008 alle 12:51 PM

    Vediamo che con il “cavalcaferrovia” si apre un altro fronte di discussione. E’ normale che sia così. Qui non si parla della bellezza di un edificio, ma di un’opera destinata ad incidere profondamente nella fisionomia (e non solo) futura di Braccagni.
    Cerchiamo allora di capirci tutti insieme qualcosa di più.
    Grazie a chi ci darà una mano.

  71. agosto 22, 2008 alle 3:52 PM

    Confermo quello che scriveva Roberto Spadi. Mi sono informato nelle ultime ore. La questione del cavalcaferrovia a sud è solamente -per ora- un’osservazione presentata al piano strutturale di Grosseto che – pare- sia presa in seria considerazione dagli uffici tecnici, soprattutto in previsione di una futuera espansione di Braccagni che, con l’area Pip fissata a nord del paese, non può che avvenire in direzione di Grosseto.
    Per quanto riguarda le Ferrovie, queste potrebbero anche essere disposte ad accetare il sottovia, a patto che qualcun altro paghi i costi che rappresentano la differenza tra il cavalcaferrovia ed il sottovia. Siccome non si tratta di poca cosa, credo che alla fine la prima sia la soluzione che prevarrà rispetto alla seconda. Si tratta, però, di vedere come…

  72. 72 redazione
    agosto 22, 2008 alle 5:06 PM

    Tanto per non fare torto a nessuno, come richiesto pubblichiamo la foto di un altro monumento del Mazzo, che potrete trovare all’inizio di questo argomento di discussione.

  73. 73 il vecchissimo girino
    agosto 22, 2008 alle 5:37 PM

    la dove figaro nostrano attese invano
    acchè lo monumento a lo caduto fosse data mano
    giace ‘na cosa strana da la capoccia tonda
    sacrario pe’ lo piscio umano pare acconcia
    invece che alla memoria si corpo conta
    così che gente gode come tonta

    testa di minchia l’appellai di schianto
    mi misi a ride pe’ no scoppiare in pianto
    tutta rotonda avea la cappella
    e d’essa si facea mostrare così bella

    questi sono i versi iniziali di questo “poste” che finalmente la Redazione completa con tanto di foto, anche se la cappella mi pare un po’ mozzata…..

    la foto rende bene l’idea di cos’è sto coso (un pisciatoio) messo proprio in mezzo a quella piazza (che non c’è) e dove il nostro “Guerra” – e altri come lui avrebbero voluto come sede della lapide commemorativa a ricordo dei caduti delle grandi guerre e dei sacrifici fatti su richiesta (e obbligo) da parte della Patria……..

  74. 74 pizzicato
    agosto 23, 2008 alle 2:43 PM

    leggo ‘costernato’ che:

    “La questione del cavalcaferrovia a sud è solamente -per ora- un’osservazione presentata al piano strutturale di Grosseto che – pare- sia presa in seria considerazione dagli uffici tecnici, soprattutto in previsione di una futuera espansione di Braccagni che, con l’area Pip fissata a nord del paese, non può che avvenire in direzione di Grosseto.”

    vedo che la mentalità di chi voleva imporre il cavalcavia a dispetto delle esigenze dei cittadini che vogliono un sottopasso, è ben radicata nell’attuale ammi nistrazione(una futura campagna elettorale ne dorebbe tenere conto);

    coloro che non hanno mai pensato di imporre le esigenze legittime dei braccagnini quando si trattava di cedere aree e servizi per il centro intermodale in cambio di un impegno al sottopasso (anche se costa di più), ad uno sforzo in aiuto e nel rispetto di una collettività a cui veniva chiesto di rinunciare a parte della sua identità agricola, culturale, per un assetto diverso, questa mentalità che se ne frega dell’opinione della gente, che invece è stata ben ascoltata al Tar, continua coerentemente con se stessa a prevalere.

    Quindi io dopo aver lottato per non avere la muraglia cinese nel mezzo della braccagni attuale, dovrei esultare ed accettare di farla fare più a sud perchè li poi nascerà la braccagni di domani?

    Credo che sta cosa messa così io non la condividerò mai. Vendere l’oggi per compromettere il domani è una proposta INDECENTE.

    Se così stanno le cose, per me manca una sensibilità che raccolga le istanze della gente, manca anche una azione politica adeguata per trattare efficaciemente con grosse società come le ffss; per loro forse braccagni e i braccagnini non sono cose da tenere bene in riguardo, tanto tutto poi si dimentica, e questo modo di governare e di giustificare simil governo io lo contesto e lo avverso fin che posso.

    Mi chiedo se poi in una futura braccagni con un cavalcavia ben in mostra come monumento rappresentativo, arriverà un architetto che ci dirrà che in fondo da noi non c’è niente di architettonicamente importante, che anzi quel terrapieno è la prova di una architettura devastata e allora si potrà costruire ancora quello che pare a chi qui non ci vive, e che pare a chi qui ci guadagna tanto la gente poi si abitua, forza con i monumenti del mazzo dunque.

    Non da ultimo, e forse tra le cose che dovremmo far tenee più in considerazione, insieme al problema viabilità interna ed esterna al paese, riguardo al cavalcavia o al sottopasso,

    bisogna pensare anche che divide il paese dal suo cimitero, dove ogni giorno decine di persone anziane vanno in bicicletta e a piedi… un sottopasso fatto in prossimità del paese con gli stessi accorgimenti di quello di follonica, permetterebbe alle persone a piedi e a quelle in bicicletta di continuare questa usanza, che scondo me è una delle cose che più di tutti, i soldi pubblici, chi li amministra e pure noi, dovremmo favorire e rispettare.

  75. agosto 25, 2008 alle 1:01 PM

    Il problema, caro Pizzicato, è sempre di soldi. Il sovrapasso costa decisamente meno che un sottopasso. Le Ferrovie – come già è avventuto a Fonteblanda (tanto per fare un esempio) lo avevano proposto anche per Braccagni dove c’è stata la nota vicenda di fronte al Tar che ha bloccato tutto. Loro a questo punto non hanno alcuna intenzione di proporre il sottovia, la cui differenza dovrebbe accollarsela qualcun altro (il Comune? La Provincia?). A sentire esperti del settore potremmo avere anche un ulteriore rischio. Che le Ferrovie, nell’attesa di una decsione, decidano di chiudere il passaggio a livello (cosa che – mi si dice- potrebbe avvenire nel caso in cui partisse l’alta velocità anche sulla Genova-Roma). Non so se sia realmente possibile ma da qualcuno a volte si sente mormorare questa eventualità. Chiaro che, a livello di impatto, un sottovia sia decisamente molto più bello, ma, mi domando, viste tutte le varie situazioni che esistono o si rischiano, è realmente fattibile? O non ci resta che sorbirsi un nuovo, bel, monumento? Un vecchio assessore (che aveva approvato l’originario sopravia, poi bloccato dalla Provincia) mi disse che per lui era anche una questione di sicurezza, in quanto fare il sottopasso, con il rischio allagamento necessitava anche di utilizzare delle pompe di un certo rilievo che, con l’assenza di energia elettrica – nel caso in cui fosse andata via la luce- sarebbero state inutili. Mi domandava dunque: se un’ambulanza avesse bisogno di passare dall’altra parte e il sottopasso non consentisse di attraversare la ferrovia cosa accadrebbe? Per questo, mi confermò che lui avrebbe avuto forti dubbi nel firmare il progetto del sottopasso…E al momento mi sembra che ce li abbia anche chi è in carica attualmente.

  76. agosto 26, 2008 alle 4:59 PM

    Ieri sera eravamo una bella comitiva a cena in un locale di Roselle. C’erano gli amici di ieri (e di oggi), molti dei quali fondatori del GTPGS. C’erano Graziano (2), Patrizio, Giorgio, Fabrizio (2), Roberto (3), Daniele, Claudio, Paolo, Alessandro.
    Come sempre si è parlato di molte cose, anche di “bischerate” (come quella dell’area di sosta sull’Aurelia a nord di Grosseto, luogo assai ambiguo), ma l’argomento centrale è stato quello dell’assetto urbanistico del paese di Braccagni.
    Questo perchè c’era stato chi aveva visto questo argomento di discussione e commentava, dicendo, ad esempio, che oltre a questo strano edificio che sta nascendo lungo la via principale del paese, altri sono già nati, come quelle palazzine dietro la stazione dei carabinieri dall’insopportabile colore giallo. Molti erano d’accordo con questa tesi, qualcuno no, dicendo che tutto sommato quel giallo non stona.
    Libertà di opinione, libertà di pensiero.
    L’importante è non accettare le cose con rassegnazione e, quando è il caso, sapersi anche indignare.

  77. 77 il vecchissimo girino
    agosto 26, 2008 alle 10:11 PM

    Cara redazione

    Gli incontri conviviali sono una delle cose più belle che, nonostante tutto, si riesce, per ora, a tramandare anche ai posteri con poche variazioni e molto buon profitto.

    Non apro immediatamente una polemica estetica sopra, per esempio perché funzionano meglio se siamo tutti maschietti, o perché se lo fanno una brancatella di donne ci si sbizzarrisce a trovagli un aggettivo adatto alla combriccola, ma difficilmente ne esce fori uno di carattere elogiativo.

    Niente polemiche, stasera si gode. E spero che abbiate goduto anche voi, traspare dall’enfasi con cui ci vuoi fa partecipi della serata.

    Io non sono né laureato e diplomato in materia, ma credimi, le mie l’ho fatte tutte. E allora mi permetto di dare un piccolo consiglio – che notoriamente si dà quando non si può più dare cattivi esempi – e cioè: racconta tutto quello che voi, da quello che avete magnato a quello che avete bevuto, e, se proprio vale la pena, anche quello che avete fatto dopo cena.

    Ma per cortesia, niente riflessioni serie e profonde, non è proprio il caso. Quelle rimandiamole a quando lo stomaco è ancora in attesa di essere adeguatamente rifocillato.

    Non me ne volere.

    Gra gra gra

  78. agosto 26, 2008 alle 10:20 PM

    La redazione prende atto del consiglio. Si impara anche dai ciuchi, figuriamoci da un vecchio girino!

  79. 79 il vecchissimo girino
    agosto 26, 2008 alle 11:24 PM

    Vedo che hai citato una delle migliori battute della mi nonna Stella: so’ d’accordo

    Tuttavia, anche per avvalorare la mia piccola tesi, e magari cercando di alzargli un po’ livello e tono ti mando il testo di una canzone di Paolo Conte che mi sembra ricrei e dipinga il quadro con una poesia che solo la sua musica può migliorare

    PER OGNI CINQUANTENNIO

    E poi c’è sempre uno che si apparta
    si mette a scorreggiar tranquillamente
    del resto per tre ore siamo a Sparta, ce tanta gente

    Per ogni cinquantennio i sempre in gamba
    si sprecano e i saluti e i battimani,
    per soli uomini organizzata questa parata

    Ci sono certi nodi di cravatta
    che dietro c’è la mano di una moglie
    ma dietro ad ogni moglie c’è una amante senza mutande

    Nel gruppo manca mai qualche avvocato
    a lui tocca di fare il bel discorso
    la faccia sua collerica si accende e ci confonde

    Ma come parla bene, e poi ci spiega
    -di ferro questa classe – battimani –
    ma uno con la testa fra le mani lo guarda fisso, senza una piega

    Ci sono proprio tutti o quasi tutti
    ciascuno s’è pagata la sua quota
    qualcuno invece morto e infatti assente indifferente

    Sparito sembra poi da qualche viso
    lo stesso proprietario – dov’è andato?
    Ma poi di colpo, complice un sorriso, indietro torna dal paradiso

    La facce rosse rosse, ormai si canta
    a squarciagola senza intonazione
    nessuno sentir chi si è perduto in mezzo al brindisi gridando aiuto

    Ma poi c’è sempre uno che si apparta
    si mette a scorreggiare e tira avanti
    del resto da tre ore siamo a Sparta, e siamo in tanti

  80. agosto 27, 2008 alle 6:04 PM

    Lo svilupo urbanistico (con i suoi riflessi sociali) è sempre oggetto di dibattito all’interno della Sentinella. tanto che nel novembre 1994 fu dedicato addirittura un numero della rivista “Alla ricerca del centro”. Pubblichiamo alcuni articoli estrapolati da quel numeo.

    Alla ricerca del centro di Roberto Fidanzi (Sentinella del Braccagni – novembre 1994)

    Non temete. Quello di cui ci stiamo occupando in questo numero non si riferisce certamente all’alternativa tra il polo di destra e quello di sinistra. Niente a che vedere neanche con i Centri Sociali, tornati, a quanto pare, nuovamente di moda. Ma assomiglia di più al testo di quel celebre motivo di Franco Battiato in voga qualche tempo fa, il quale era alla disperata ricerca di “un centro di gravità permanente”. a parte tutto, ma perchè dedicare un numero proprio “alla ricerca del centro”? Semplice. Perchè di qualsiasi cosa noi parleremo, il centro rappresenterà sempre il cuore, il perno, il fulcro. Non so se avete letto quel bellissimo viaggio nei sentimenti che è “Va dove ti porta il cuore” un libro divenuto un best-seller di Susanna Tamaro. Recita testualmente: “La vita non è una corsa, ma un tiro al berasglio: non è il risparmio di tempo che conta, bensì la capacità di trovare un centro”. Ora anche un paese, una comunità, deve avere un centro. Proprio qui sta la questione. Secondo noi chi abita a Braccagni può avere il problema di uscire di casa e di soffrire di agorafobia (scusate la parolina!; ossia come il ritrovarsi in una piazza senza alcove, senza riferimenti, a volte affollata a volte desertica, comunque smarrita di luoghi di identificazione, e che quindi induce allo sconforto o al ripiegamento in casa.
    Braccagni, è risaputo, è latitante di un centro. Si obietterà che non può averlo in qunato paese nato sulla strada. Ma non pensate che la mancanza di una piazza sia un problema solo di spazio fisico, ma ricordiamoci che proprio la piazza è sempre stata considerata l’archetipo fondante della nostra civilità, sin dai tempi della nostra civilità, sin dai tempi dell’antica Grecia. Come spiega l’Architetto Marco d’Aquino, l’impianto urbanistico sul quale si è sviluppato Braccagni, produce inevitabilmente degli effetti sul tessuto connettivo del paese, introducendo con questo ulteriori elelemnti che ci portano a determinare meglio la fisionomia del nostro paese, la sua identità quanto mai sbiadita. Non è un caso quindi che anche la nostra base sociale si presenti quanto mai fragile, malferma, ancora in via di una salda definizione. Anche per questo assistiamo al nascere (e spesso al perire) di tanti organismi e associazioni; al tribolato agire delle varie istituzioni presenti; al formarsi di frammentari punti di ritrovo e di aggregazione (su cui Maurilio Boni ci fornirà easurienti delucidazioni). Il tutto come tante piccole isole in mezzo al mare. Peccato manchi la vocazione all’arcipelago.

  81. agosto 29, 2008 alle 3:57 PM

    Tratto della Sentinella del Braccagni Alla ricerca del Centro – (novembre 1994)
    Urbanistica e società dell’Architetto Marco d’Aquino

    Molti condivideranno il giudizio che Braccagni è un paese socialmente disunito. E’ un giudizio severo e radicale, ma fondato.
    Nonostante alcuni cittadini si affannino in modi diversi e lodevoli a stimolare nuove iniziative, dibattiti, momenti di incontro, il paese non riesce a sentirsi uno, a condividere gli stessi ideali, a lottare per gli stessi interessi.
    La Sentinella, le varie feste oragnizzate dal Gruppo Tradizioni Popolari, la polisportiva, sono tutte attività, anche di notevole livello, ma che coinvolgono in minima parte la popolazione. Non c’è attivismo neppure su temi importanti come quello delle fognature.
    Ma perchè la popolazione non riesce ad aggregarsi? Perchè non decollano iniziative comuni? Perchè la gente non riesce a coinvolgersi?
    Le risposte a queste domande sono molteplici e complesse.
    La prima e più importante risposta è quella che Braccagni è un paese di recente sviluppo; esso raccoglie persone venute un po’ ovunque; mancano le tradizioni, manca un’identità, manca la memoria storica. E’ un problema ormai noto ma che ocorre tenere sempre presente.
    Esiste, però, una seconda risposta, finora trascurata e poco dibattuta. E’ quella dell’urbanistica del centro abitato. Braccagni, infatti, è un paese nato quasi per caso: esso si è sviluppato lungo uno stradone che univa la stazione con il piccolo abitato lungo l’Aurelia. Le case si sono succedute l’una all’altra affacciate su quest’unico asse, fino all’esaurimento dello spazio disponibile. Il centro del paese pertanto non è la chiesa o il palazzo o il giardino o la piazza commerciale. Il centro del paese è l’asse stradale.
    Lungo l’asse stradale, ma anche nelle strade circostanti le abitazioni sono tutte isolate: ognuna ha il suo lotto, con il piccolo giardino, con l’orto, con l’ingresso indipendente. Questa configurazione, così distribuita nella distanza e così frammentaria, può aver accentuato notevolmente l’individualismo di chi vi abita. Pensate a quanto diversa può essere per certi aspetti la vita in un paese medioevale, dove le abitazioni sono tutte vicine, le azioni quotidiane concentrate in pochi vicoli, dove la mia casa tocca con la tua, la mia corte è la corte del vicino, la mia loggia è riparo per tutti. Allora in quella situazione la mia proprietà non è la mia casetta nel mio lotto di terra, ma la mia abitazione nel mio paese. Non sento mio solo ciò che mi appartiene, ma tutto il contesto urbano nel suo insieme.
    Dunque la forma urbanistica del paese può incidere in qualche maniera nella vita sociale quotidiana dei suoi abitanti.
    Ma ancora di più essa compromette la buona riuscita delle pubbliche manifestazioni.
    Quale può essere lo scenario di una festa popolare? Dove si appendono i festoni? Pe quali vicoli si snoderà la processioen? In quali piazze potremo ballare? In quali cantine faremo conoscere i prodotti tipici? Quali lampioni faranno da illuminazione? Putroppo in un centro abitato che somiglia di più ad una periferia urbana che a un paese, anche le più belle feste sono rovinate dallo squallido scenario urbano.
    Ricordate la Sagra della Polenta? Cosa mancava perchè avesse maggiore successo? Cosa aveva di meno, rispetto alle sagre degli altri paesi? Nulla. Alla festa non mancava nulla.
    Quello che mancava era il paese. Non è un caso che manifestazioni più recenti, come la festa del Maggio e la Mostra Etnografica, che hanno ricercato ambienti diversi da quello urbano, come il Campo della Fiera e la fattoria degli Acquisti, abbiamo otetnuto un successo sensibilmente maggiore.
    Viene ovvio da hidersi a questo punto cosa ci sia da fare. Ovviamente non si può cambiare la configurazione urbanistica del paese. Essa si può migliorare. E questo dipende in massima parte da chi la abita, da un lato con interventi coordinati e di buon gusto nelle singole proprietà, dall’altro facendo leva sulla pubblica amminsitarzione perchè faccia interventi di riorganizzazione e riqualificazione dell’ambiente urbano.

  82. 82 Roberto Tonini
    agosto 30, 2008 alle 2:03 PM

    Questo articolo dell’Architetto Marco d’Aquino me l’ero proprio perso. Colpa mia se non l’avevo letto. Peccato perché condivido molte cose della sua lucida e fresca analisi.

    Inizia con

    1. “La prima e più importante risposta è quella che Braccagni è un paese di recente sviluppo; esso raccoglie persone venute un po’ ovunque; mancano le tradizioni, manca un’identità, manca la memoria storica.” (E qui un ci piove, e soprattutto la cura sta solo nel tempo e nella buona cura dei rapporti degli abitanti e del paese……….)

    2. “Esiste, però, una seconda risposta, finora trascurata e poco dibattuta. E’ quella dell’urbanistica del centro abitato. Braccagni, infatti, è un paese nato quasi per caso: esso si è sviluppato lungo uno stradone che univa la stazione con il piccolo abitato lungo l’Aurelia. Le case si sono succedute l’una all’altra affacciate su quest’unico asse, fino all’esaurimento dello spazio disponibile. Il centro del paese pertanto non è la chiesa o il palazzo o il giardino o la piazza commerciale. Il centro del paese è l’asse stradale.
    Lungo l’asse stradale, ma anche nelle strade circostanti le abitazioni sono tutte isolate: ognuna ha il suo lotto, con il piccolo giardino, con l’orto, con l’ingresso indipendente. Questa configurazione, così distribuita nella distanza e così frammentaria, può aver accentuato notevolmente l’individualismo di chi vi abita……………………………………………………………………………………….. Ma ancora di più essa compromette la buona riuscita delle pubbliche manifestazioni.
    Quale può essere lo scenario di una festa popolare? Dove si appendono i festoni? Pe quali vicoli si snoderà la processione? In quali piazze potremo ballare? In quali cantine faremo conoscere i prodotti tipici? Quali lampioni faranno da illuminazione? Purtroppo in un centro abitato che somiglia di più ad una periferia urbana che a un paese, anche le più belle feste sono rovinate dallo squallido scenario urbano.”

    L’architetto termina poi:
    “Viene ovvio da chiedersi a questo punto cosa ci sia da fare. Ovviamente non si può cambiare la configurazione urbanistica del paese. Essa si può migliorare. E questo dipende in massima parte da chi la abita, da un lato con interventi coordinati e di buon gusto nelle singole proprietà, dall’altro facendo leva sulla pubblica amministrazione perchè faccia interventi di riorganizzazione e riqualificazione dell’ambiente urbano.”

    L’analisi risale a circa 14 anni fa, ma non ha perso niente della sua validità.
    Vorrei tuttavia aggiungere due o tre considerazioni.
    Sul primo punto, cioè quello di un paese giovane e senza tradizioni c’è poco da fare, se non avere voglia di “farla la storia” cercando appunto maggiori occasioni d’incontro e vita di in comune. Dove? E s’inizia a girare intorno come il classico cane che si morde la coda…….

    Sul secondo punto, pur concordando sulla “genesi” “del paese che non è mai nato” anche per motivi di urbanistica del centro vorrei aggiungere qualcosa.

    Non è che le case sono venute lungo la via principale della stazione (e poi sulle altre) così spontaneamente e selvaggiamente. Ci sono così venute perché i Piani Regolatori delle varie amministrazioni comunali che si sono via via succedute, in particolare il Piano Regolatore dei primi anni ’70, non hanno previsto altre soluzioni. Niente. Basta andarli a vedere.

    Come giustamente nota l’architetto, Braccagni era un libro bianco, tutto da scrivere, con una solo via centrale e tutto il resto da inventare. Non c’erano particolari situazioni che impedissero certe soluzioni. È vero che c’era già la ferrovia, è vero che c’era già l’Aurelia che ci attraversava, è vero che c’era già l’elettrodotto ad alta tensione ad renderci la vita un po’ più “elettrica”, ma tutti insieme non erano ostacoli alla possibilità di inventarsi e progettare un paese che, come dice un mio amico un queste stanze, ci avesse un capo e pure un culo! E pure un cuore. E pe comincia’ proprio una piazza.

    Quelli più grandicelli ormai lo sanno: come si va su questo argomento sembra che io conosca solo questa canzone, il tormentone della piazza che non c’è e la risposta che mi fu data in pubblica assemblea per la presentazione del piano regolatore.

    Intanto incasso la “solidarietà” di questo amico architetto, che non ho il piacere di conoscere! Anche lui infatti lamenta la mancanza di un centro, di una piazza, di una qualsiasi logica di disegno urbanistico del paese. Non a caso tra la testa e il culo, ci sono pure cuore, stomaco, budelli, e quant’altro! E cioè vie, giardini, parcheggi, centri polivalenti per gli abitanti, impianti sportivi per i due sessi (si sente che ci’ho avute due figliole?)……….

    E ora faccio anch’io un’altra cosa che ha fatto il nostro bravo amico, e cioè,
    fatto il casino, ora che si fa? Che si può fare?

    Un è che si pole sta’ pe l’eternità a di’ guarda che casino che ci’hanno combinato. Inutile di’ che ce lo ricorderemo alle prossime elezioni. Quelle servono ad altre cose.

    Vediamo allora che si può fare. Proposte per esempio, come lui dice ed indica. Proposte concrete e confrontate tra di noi: “da un lato con interventi coordinati e di buon gusto nelle singole proprietà” e poi “facendo leva sulla pubblica amministrazione perchè faccia interventi di riorganizzazione e riqualificazione dell’ambiente urbano”

    Ci sono tuttavia due esempi che non mi danno eccessivo ottimismo in questo senso.

    Uno è per la ragione stessa per cui è nato il post “I MONUMENTI DEL MAZZO”: se questi devono, per esempio, essere gli interventi di buon gusto da parte delle singole proprietà…………

    Il secondo è come è stato affrontato il problema della (inevitabile, caro PIZZICATO) chiusura delle sbarre e quindi la soluzione per ricucire questo strappo al paese. Non entro – per ora – nel merito della scelta cavalcavia o sottopassaggio. Ma noto che per l’ennesima volta si è voluto affrontare il problema in modo emozionale e al servizio di opportunità politiche. La razionalità e la serenità di giudizio, anche se finalizzate a utilità e opportunità di ognuno di noi, delle nostre famiglie e quindi dell’intera comunità, sono proprio optionals nemmeno presi in considerazione.

    Roberto Tonini

  83. 83 pizzicato
    agosto 31, 2008 alle 1:19 am

    “….il problema della (inevitabile, caro PIZZICATO) chiusura delle sbarre….”

    perchè inevitabile? Mi sfugge qualce cosa che non so? Aggiornami, per piacere,

    Poi quali opportunità politiche? Io scelgo il sottopaso per ragioni estetiche e di praticità. Le ragioni politiche quali sarebbero?

    Provo a fare una ipotesi:
    si dice che il sottopasso è una carta giocata dai negozianti di via Garibaldini per impedire di rimanere in un ‘cul de sac’ (che si verificherebbe nel caso del cavalcaferrovia; (a parte che io non ho interessi da tutelare in tal senso) può darsi , ma mi chiedo, se questa fosse cosa giusta, dove sta la questione politica?

    Mi pare che le idee politiche di questi negozianti siano differenti da quelle delle amministrazioni che hanno sposato il sottopasso, mi sfugge quindi in questo caso il nesso politico.

    Forse tu sottointendi altro che a me sfugge, allora fammi partecipe e aiutami a capire meglio, perchè sia ciaro, stando le cose come stanno, non avendo amici ne interessi politici da difendere, la mia è una posizione disinteressata.

  84. settembre 1, 2008 alle 6:10 PM

    Visto l’interesse suscitato dal pezzo dell’Architetto D’Aquino pubblicato sulla Sentinella del Braccagni del novembre 1994, pubblichiamo l’inizio dell’articolo sempre dell’architetto D’Aquino pubblicato sullo stesso numero “Alla ricerca del Centro” dal titolo “Dateci un piazza”.

    Da un punto di vista urbanistico la cosa più importante che manca a Braccagni è, a nostro avviso, il centro. Non esiste infatti nessun luogo pubblico di ritrovo che possa chiamarsi veramente tale.
    L’ambiente urbano che da secoli risponde nella maniera più completa alle esigenze sociali di aggregazione è la piazza. Nella piazza si ritrovano quotidianamente giovani e anziani; nella piazza si può giocare e discutere; nella piazza si fanno le feste, si balla, si rinnovano le tradizioni; in piazza si possono fare celebrazioni liturgiche; si ascoltano i concerti; si fanno i comizi. La piazza, luogo di ritrovo saltuario per le manifestazioni popolari, è anche un luogo naturale di aggregazione quotidiana.
    Braccagni non hai mai avuto una piazza; al massimo ha avuto piazzali.
    Tutto è stato assoggettato alla logica delle auto. La piazza va contro tale logica: essa rompe il percorso continuo ed individualista del guscio di latta, costringe ad uscire fuori, ad avere un contatto umano con gli altri, a relazionarsi con le persone che misurano insieme a noi i propri passi.
    La piazza deve essere anche un luogo di concentrazione commerciale, perchè diventi un vero polo di attrazione anche per i più svogliati.

  85. 85 Pizzicato
    settembre 1, 2008 alle 8:28 PM

    Sulla questione sottopasso o cavalcaferrovia, cio sono molte cose interessanti da dire, Persone informate perchè hanno lavorato direttamente alla vicenda ne potrebbero parlare nel blog, penso a Oliva Guicciardini, o a Daniele Saladini, per intanto trovo su internet questo comunicato che vi giro così ognuno se ne fa l’idea che vuole:

    http://www.provincia.grosseto.it/prov_inf/2002/11/2431.htm

    mi colpisce il numero di firmatari, ben 600, cosa straordinaria per Braccagni.
    Vuol forse dire che se qualcuno si prendesse la briga di cercare la gente e coinvolgerla nei problemi del paese, questo risponde?….
    E a chi spetta fare4 questo?…

    La stessa cosa non è accaduta con i sensi unici, può voler dire o che aiu braccagnini sta bene così, o che chi li rappresenta non ha saputo muoversi come coloro che raccolsero 600 firme nel 2002.

  86. 86 Biadone
    settembre 2, 2008 alle 8:29 am

    Sulla “inevitabile” chiusura delle sbarre:
    Le FF.SS. sono autorizzate, con la Legge 354/98, a predisporre ed eseguire un piano triennale di soppressione di passaggi a livello, privilegiando i principali itinerari internazionali e nazionali e gli ambiti dei principali nodi e stazioni.
    Di quel piano, sul territorio maremmano, manca all’appello solo Braccagni e gli interessi per l’alta velocità … corrono veloci (scusate il giochetto).
    Da quì, probabilmente, deriva “l’inevitabile” chiusura, anche perchè le soluzioni alternative sono già state ampiamente evidenziate.
    Un altro aspetto che volevo evidenziare è che sul tratto maremmano in presenza dei centri abitati, per la soppressione dei P.L., è sempre stata scelta la soluzione del sottopasso (Follonica, Scarlino Scalo, Rispescia, Alberese, La Torba, ecc.), perchè per Braccagni c’è questo “accanimento” sul sovrappasso? E’ solo una questione di rischio idraulico? Non mi pare che le altre zone ne siano prive!

  87. 87 Patrizio Galeotti
    settembre 2, 2008 alle 10:42 am

    Torno dire che l’inevitabilità della chiusura del passaggio a livello, così come viene diffusa tra la gente, a me sembra solo un argomento senza fondamento giuridico che però serve, volenti o nolenti, per orientare le coscienze e le opinioni, non fondandole su dati certi ed oggettivi, ma cercando di condizionarle ingenerando paure fondate su discorsi del tipo… ‘oddio se non fanno il sopra passo ci chiudono il passaggio a livello e ci dividono il paese in due’……

    Una strada provinciale che da sempre è arteria di comunicazione tra Braccagni, la sua campagna e il suo cimitero, oltre che con una zona abitata ormai consistente come lo è quella al di la delle sbarre, non si interrompe senza prevedere nelle IMMEDIATE vicinanze una alternativa che non sia altrettanto utile e che non abbia troppe difficoltà per la gente.

    La legge che hai citato non dice che le ferrovie devono per forza, ne che possono chiudere il passaggio a livello così di punto in bianco e arbitrariamente; non concede nessun diritto di chiudere un passaggio a livello così come viene paventato senza cioè alternativa adeguata.

    Te ne ringrazio per averla citata così iniziamo a discutere di cose concrete.

    Intanto la gente deve sapere che in sede locale sia destra che sinistra hanno espresso preferenza per il sottopasso, per farsene una idea leggere questo articolo:
    http://www.provincia.grosseto.it/pages/notizia.jsp?anno=2002&mese=10&idNotizia=2391
    e quindi non si spiega ora questa contrapposizione se non nell’ottica che sopra ho detto.

    Per tonare alle cose serie, la legge che citi recita testualmente:

    ” Articolo 1
    1. La “Ferrovie dello Stato S.p.a.”, è autorizzata a predisporre ed eseguire, nel periodo 1998-2000, un piano triennale di soppressione di passaggi a livello, privilegiando i principali itinerari internazionali e nazionali e gli ambiti dei principali nodi e stazioni, nonché le linee regionali di particolare rilevanza, nel limite massimo del 10 per cento delle risorse, mediante costruzione di idonei manufatti sostitutivi o deviazioni stradali, o di miglioramento delle condizioni di esercizio di passaggi a livello non eliminabili. Il piano triennale è inviato alle Camere perché sia trasmesso alle competenti commissioni parlamentari.
    2. Il piano di cui al comma 1 deve essere formulato in coerenza con gli altri progetti di ammodernamento, tenuto conto comunque dei seguenti criteri di priorità:
    a) velocità e frequenza dei convogli ferroviari;
    b) volume medio giornaliero del traffico stradale veicolare;
    c) numero dei binari posti in corrispondenza dell’attraversamento;
    d) passaggi in aree urbane e metropolitane ad alta densità abitativa e di traffico locale;
    e) incidentalità storica del passaggio a livello. ……….”

    Art. 2.
    1. La localizzazione delle opere di cui all’articolo 1 della presente legge, anche in difformità dalle prescrizioni e dai vincoli delle norme e dei piani urbanistici ed edilizi, fatta salva la normativa in materia paesaggistica ed ambientale, di beni archeologici e storico-architettonici e in materia sanitaria e della sicurezza, è disposta, ai sensi dell’articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30, e dell’articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, come da ultimo modificato dall’articolo 17 della legge 15 maggio 1997, n. 127, d’intesa con le regioni interessate e gli enti locali nel cui territorio ricadono le opere stesse. Per l’approvazione di progetti che comportino ristrutturazioni complesse della rete viaria e un cofinanziamento da parte di regioni ed enti locali è possibile altresì avvalersi dello strumento dell’accordo di programma di cui alla legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni ed integrazioni. Per i passaggi a livello delle strade private sono applicabili le disposizioni della legge 29 maggio 1969, n. 315, e le relative norme di esecuzione.
    2. Il progetto di soppressione dei passaggi a livello interessanti gli itinerari regionali viene approvato con decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione d’intesa con le regioni, i comuni e le province interessate. ”

    La legge quindi non parla di mera soppressione di passaggi a livello, ma dice che per sopprimerli occorre rispettare “la normativa in materia paesaggistica ed ambientale, di beni archeologici e storico-architettonici e in materia sanitaria e della sicurezza,…” (cosa che secondo il TAR e anche secondo me il progetto delle ferrovie non rispetta).

    Soprattutto quando questa condizione non permette di costruire il sopra passo, e quando i soldi (ammesso che sia vero) non permettono di costruire il sotto passo, allora si può anche decidere di mantenere il passaggio a livello.

    Però occorre il “ miglioramento delle condizioni di esercizio di passaggi a livello non eliminabili…” (e se non si fa il sotto passo il passaggio di Braccagni è ineliminabile perché non ha alternative valide), cosa che ad oggi non è stata realizzata….. poiché gestire da Pisa invece che da Braccagni senza un metodo di avviso di eventuali guasti o ritardi, vuol dire esporre il passaggio a livello a problemi non immediatamente eliminabili, come quando le sbarre non si aprono…. o tra un treno e l’altro ci sono 10 minuti di tempo.

    Questo crea solo gravi disagi alla pubblica circolazione dei beni e delle persone che ‘cerchiamo di non scordarlo, è un diritto Costituzionale che faremmo bene a non sottacere e a non svendere per vile danaro che non si trova; niente autorizza le FFSS a tenere le sbarre chiuse in quel modo….

    Per me oggi le FFSS andrebbero richiamate, obbligate a chiarire l’incoerenza di un passaggio a livello che sembra non rispecchiare le esigenze della viabilità che pare la legge preveda e tuteli; invece si dicono cose non esatte che fanno il gioco di chi certe cose pare non volerle rispettare.

    Dove è il buon senso, la buona politica in tutto questo?…. E’ forse per le strade di Braccagni in bocca ad un cane, come avrebbe detto mia nonna Adorna?

    Insomma, l’impatto ambientale esiste, è stato riconosciuto sia dalla giunta di centro destra che da quella di sinistra, sia dal comune che dalla provincia, ora anche dal TAR; i problemi idrici non ci sono. E allora viene fuori la storia dei soldi, poi della paura che le FFSS possono chiudere il passaggio a livello e basta…… Ma siamo in un paese normale o nella repubblica delle banane?

    Eppure Braccagni aveva da spendere sul piano delle trattative con le ffss nella conferenza di servizio per riordinare i passaggi a livello, una carta che altri non avevano….. il polo intermodale…. questo andava messo sulla bilancia delle trattative globali, concedere da una parte per ottenere dall’altra.

    E questa carta la si potrebbe ancora giocare….. o forse si vuole solo rompere l’accordo di un polo intermodale a Braccagni perchè ci sono altri siti ‘meglio politicamente rappresentati’ interessati a far naufragare il progetto per avvantaggiarsene?

    Che pensare dunque?…. Mah… Io comunque non mi voglio rassegnare ad avere una muraglia cinese in mezzo al paese perché qualcuno non è stato in grado di portare a termine una trattativa che altri in altri posti hanno fatto senza troppi problemi.

  88. 88 il vecchissimo girino
    settembre 2, 2008 alle 4:17 PM

    ciao Biada,

    solo per segnalarti una precisazione: non è esatto quello che dici circa:

    “che sul tratto maremmano in presenza dei centri abitati, per la soppressione dei P.L., è sempre stata scelta la soluzione del sottopasso (Follonica, Scarlino Scalo, Rispescia, Alberese, La Torba, ecc.), perchè per Braccagni c’è questo “accanimento” sul sovrappasso? E’ solo una questione di rischio idraulico? Non mi pare che le altre zone ne siano prive!”

    infatti all’Albinia, anche lei a quota basa sul l.m., e simile per altri aspetti a Braccagni, hanno adottato la soluzione del cavalcavia

    vedi l’articolo del tIRRENO 2.11.2007:

    “VIABILITÀ-TRASPORTI

    Togliere le sbarre costerà 20 milioni
    #Cavalcavia e sottopasso per eliminare il passaggio a livello ad Albinia

    ALBINIA. Va avanti il piano di realizzazione della variante alla strada 74, “Maremmana”, che prevede la costruzione di un cavalcavia necessario al fine di chiudere il passaggio a livello di Albinia, dando comunque una risposta alla viabilità di mezzi pesanti e non.
    L’assessore all’urbanistica, Rolando Di Vincenzo, spiega a che punto è l’iter burocratico per la realizzazione dell’opera.5
    «Il progetto oggetto di questa variante è nato quando le Ferrovie decisero di sopprimere il passaggio a livello di Albinia, proponendo in modo informale di realizzare, al posto del passaggio, un sottopasso per mezzi pesanti e automobili».
    L’Amministrazione Comunale, viste le conseguenze negative della chiusura degli altri passaggi, commissionò un progetto dal quale emerse che la soluzione migliore al problema consistesse nel costruire un anello per la viabilità extra urbana, che collegasse la 74 direttamente con l’Aurelia, senza attraversare il centro abitato di Albinia.
    «Il transito di mezzi pesanti – continua l’assessore – avrebbe penalizzato notevolmente la qualità della vita dei cittadini, quindi l’accesso all’abitato di Albinia dalla “Maremmana” verrà effettuato con la realizzazione di un sottopassaggio pedonale, ciclabile e per automobili».
    La soluzione al problema era lunga e difficile, perciò l’Amministrazione comunale sottopose le proprie ipotesi alla Provincia, che le sostenne e insieme con Fs, Anas, disponibile a fornire la maggior parte delle risorse necessarie all’opera, e Regione Toscana, iniziò l’iter per progettare la variante in via definitiva.
    In corso d’opera il progetto preliminare dell’ente locale ha subito qualche modifica: «Per il traffico dei mezzi pesanti, per il quale era previsto un sottopasso – continua Di Vicenzo – oggi è previsto un cavalcavia. Altre modifiche, queste sicuramente migliorative, una delle quali già realizzata, come il sottopasso ciclabile e pedonale che da Albinia attraversa l’Aurelia verso la Laguna, sono: un collegamento del centro abitato, tramite passaggio ciclabile e pedonale, con la strada provinciale di Giannella fino alle “Saline” e un sottopasso, esclusivamente pedonale, nel luogo dove oggi sorge il passaggio a livello».
    L’opera risulta essere, quindi, piuttosto complessa e impegna gli enti partecipanti per circa 20 milioni di euro «Oggi – conclude l’assessore – è stata già comunicata ufficialmente la pratica di esproprio ai proprietari dei terreni sui quali l’opera verrà realizzata e Fs ne ha richiesto e ottenuto la conformità urbanistica, per procedere nell’iter burocratico fino al bando di gara di appalto».
    Nell’ultima giunta il sindaco Matteoli ha sottolineato che anche altre importanti opere di riqualificazione urbanistica devono essere eseguite nella zona sud del centro abitato della frazione e il primo cittadino valuterà quale dei due interventi potrà essere intrapreso per primo e quindi acquisire priorità in modo tale che non si sovrappongano, ostacolandosi.
    In ogni caso presto l’Albinia inizierà ad avere grandi cambiamenti in tema di viabilità.
    Barbara Uloremi#

    1996-2008 Servizio dell’urp (Programma PHP di Marco Sorresina) – Provincia di Grosseto”

    ciao, Biada,vado di fretta,

    gragragra

  89. 89 Biadone
    settembre 2, 2008 alle 5:20 PM

    Il progetto che citi è un tantino più complesso rispetto a Braccagni, infatti serve a collegare l’aurelia con la 74, evitando il centro di albinia e il P.L., con una variante esterna all’abitato, per intendersi assomiglia al viadotto che gira intorno a Grosseto (su scala ridotta ovviamente). Non a caso nel centro abitato viene adottata la soluzione del sottopasso (e a quella mi riferivo), anche se solo ciclabile. Inoltre siamo a 100 metri dall’argine dell’Albegna c’è la quattro corsie e la linea ferroviaria o che sottopasso ci veniva … un traforo!
    Saluti girino e vai “slow”

  90. 90 pizzicato
    settembre 2, 2008 alle 7:48 PM

    alcuni dati tecnici rilevati dal satellite:

    Il sottopasso di follonica vicino alla stazione, si trova a circa 400 metri dal mare, dove è stato realizzato il piano di campagna è di 6 metri sopra il livello del mare, la larghezza del sottopasso è di circa 30 metri, da registrare che a Follonica di sottopassi ce ne sono altri, evidentemente i soldi sono finiti tutti li?

    all’albinia il passaggio a livello che la divide in due è largo meno di 8 metri perchè ci sono solo due binari, però il suo piano di campagna è 3 metri soltanto sopra il livello del mare che si trova a circa un chilometro e mezzo, mentre il fiume è a circa 500 metri, mi sembra che con questi numeri il rischio idrogeologico sia reale.

    a braccagni invece la situazione idrogeologica è migliore, il posto dove dovrebbe venire il sottopasso è 12 metri sopra il livello del mare, mentre la falda freatica sembra leggermente al di sotto, circa 14-16 (dati assunti da chi a distanza dmeno di 500 metri a i pozzi per irrigare i campi a valle, quindi abbastanza attendibili).
    C’è poi da dire che la larghezza del sottopasso sarebbe esattamente come quello di follonica, 30 metri, con il vantaggio che però qui non solo si collegano due zone di possibile espansione di braccagni, perchè il ‘sotto le sbarre’ di braccagni, tale dovrebbe e potrebbe diventare…..
    anche per dare una risposta più democratica alle mire di ‘costruzione edilizia’ che altrimenti sarebbero riservato solo ad un soggetto,
    ma si collegano due strade cruciali per la viabilità interna ed esterna, tra cui una provinciale trafficata.

    allora i conti non tornano, perchè si continua a parlare di falde freatiche? perchè di dimenzioni del sottopasso? A follonica è largo 30 metri, ne chiediamo uno eguale, si dice che a braccagni la falda è troppo bassa? ma se è a non meno di 12 metri mentre a follonica è a sei?…

    ma a braccagni c’è di più, c’è un vincolo paesaggistico e anche storico, i terreni della striscia che costeggia la strada delle gerlette che affianca la ferrovia, sono sotto vincolo, così pure i terreni dalla parte della stazione vecchia, ovvero tutte le strisce di terreno a destra e a manca del luogo dove si cuol costruire il cavalcaferrovia….

    ma guarda un pò… terreni dove non è stata mai trovata una moneta o un niente di niente, sono sotto vincolo, mentre altri terreni vicini no…. la cosa mi ha sempre incuriosito e chissà che in vecchiaia non approfondisca le pratiche che hanno portato a questi vincoli, cercando di risalire dove esattamente sono state fatte le scoperte archeologiche, trovati reperti;

    che guaio queste cose fatte ‘all’italiana’….

    però ora tornano utili… vedi un po…!!! impediscono di fare un’altra offesa al nostro territorio.

    ora mi zitto perchè ho già parlato troppo.

    ps : per chi volesse verificare quello che ho detto può farlo semplicemente con google heart, o chiedendo al moderatore di mettere on-line le foto satellitari (che gli ho spedito per questa occorrenza) dei luoghi da me citati con tanto di misure , distnze e altimetrie evidenziate, non da me ma dal satellite americano e dal software di google , uno strumento abbastanza attendibile anche nella sua versione non professionale.

  91. 91 pizzicato
    settembre 2, 2008 alle 8:19 PM

    Biadone ha opportunamente citato la Legge 354/98 che da alle ferrovie grandi poteri per eliminare i passaggi a livello, ma questa legge non da il potere assoluto di chiudere una strada come da molti paventato, ci sono dei vincoli anche per le ferrovie.

    Ad oggi non c’è il pericolo che possano chiudere il passaggio a livello, mi pare invece che siccome il cavalcaferrovia sarebbe illegittim per sentenza del TAR, che non ci sarebbero soldi per il sottopasso….. allora la ffss secondo questa legge sono obbligate a rendere più sicuro il passaggio a livello attuale… solo questo…
    casomai dovremmo chiederci se l’aver portato il controllo delle sbrre a pisa risponda a questo criterio di maggior sicurezza oppure come dissi a suo tempo, questo non ha creato solo una situazione di maggior disagio e anche minor sicurezza… se qualche cosa non funziona, prima di poterlo dire a pisa… il treno passa ….. se qualche cosa non funziona, pima di poterlo dire a pisa… le macchine mettono loe radici sulla strada al passaggio a livello…. ricordiamoci che maggior sicurezza vale anche per la strada, non solo per i treni, e una strada sicura è quella dove si può liberamente transitare…..
    mi sa che bsognerebbe cambiare mira per gli strali…. non sono quelli che vogliono il sottopasso che mettono a rischio la viabilità di braccagni… la legge è chiara, come è chiaro che le ffss non hanno nessun diritto di chiudere arbitrariamente il passaggio a livello allo stato attuale delle cose.

  92. settembre 3, 2008 alle 1:58 PM

    Non vorrei divagare, ma oggi sul Tirreno c’è la lettera di tal Marcello Villon a proposito del monumento al badilante. E’ quello che venendo da Grosseto verso Braccagni si vede dove una volta c’era il Diversivo.
    Dice:
    Titolo: il badilante: Triste e cupo. A me non piace.
    Vengo spesso in città per lavoro e ieri ho trovato una novità ad aspettarmi: un monumento di un operaio con una pala alto diversi metri, di metallo scuro. E’ pratiacmente all’ingresso della strada per andare nell’area industriale, dove io mi reco per lavoro.
    Mi ha fatto impressione. Io lavoro dodici ore al giorno e faccio migliaia di chilometri all’anno: ma il lavoro non può avere quell’immagine così tragica. Mi sono detto: se vi piace rappresentarvi così, è una scelta vostra. Ma la realtà è un’altra. L’Unione Sovietica è finita.
    Marcello Villon

    Non si tratterà per caso di un Monumento del Mazzo?

  93. 93 pizzicato
    settembre 3, 2008 alle 2:44 PM

    bella la libertà di espressione, ognuno dice quello che gli pare a ruota libera, peccato però che tale libertà sia una vera e propria arma a doppio taglio, uno dice la sua e così facendo parla un po di se stesso.

    Questo amico infatti si scorda che fino a pochi decenni addietro in maremma gli argini si facevano col sudore, la pala e le carriole….. e questo mentre in russia c’erano già i trattori le ruspe e gli scavatori… ovviamente anche i ГУЛАГ guai a scordarcelo; ma evidentemente questo nostro concittadino ha qualche cosa da recriminare sulla russia comunista più che sul monumento; e su questo secondo aspetto della sua lamentela posso trovarmi daccordo.

    Però spero anche che le dodici ore al giorno gli vengano debitamente pagate e i contributi versati, perchè un tal ritmo di lavoro è massacrante, milioni di persone in tutto il mondo hanno lottato per avere il diritto di lavorare otto ore al giorno; questo avveniva già più di un secolo addietro praticamente quando i badilanti costruivano gli argini della bonifica con le pale…. ops… che strano, quelli che lavoravano con le pale volevano lavorare solo otto ore al giorno, che lavativi……, e gli hanno fatto pure il monumento….!!! che disgrazia.

    Se invece oggi uno lavora dodici ore devo desumere che ci trviamo di fronte ad un nuovo sfruttato dal sistema lavoro? Oppure da uno stakanovista in stile sovietico?… oppure non so, ognuno pensi quello che vuole.

    A me piac Silos Labini quando riprendendo un vecchio concetto Gramsciano dice che i nuovi sottoproletari sono i colletti bianchi perchè non sanno il ruolo che hanno nella società, non conoscono il perchè e percome vengono usati e sfruttati, non hanno coscienza del mondo che li usa e sfrutta.

    Tornando all’arte, dal punto di vista estetico quel monumento non piace nemmeno a me, però non condivido per niente tutto il resto della critica, ben vengano monumenti che parlano dei più umili , parlano della mia gente e di quello che in fondo vorrei essere anche io quando non ci sarò più, nella memoria di mia figlia.

    Ma soprattutto lavrare dodici ore al giorno fa male alla salute, oltre che alla propria coscienza, e aiuta a scordare il passato, non da il tempo per leggere e studiare, di stare con gli altri, di leggere e scrivere su un blogghe come questo, non ci permette dedicarsi al proprio io, alla cura di se stessi, alla cura delle cose di tutti, anche se purtroppo a me capita qualche volta.

    Ma non me ne vanto per niente e penso, quando accade, che faccio un grave torto a me stesso e a chi ha dato la vita in passato per una società dove si potesse lavorare, riposare e avere una vita privata, otto ore, otto ore e otto ore appunto (e ora ditemi che sono socialista e vi mando tutti a badilar per l’argine della bruna).

    E se poi uno è obbligato a lavorare dodici ore al giorno, ha poco da parlar male della russia di un tempo, vuol dire che quella russia è in parte anche qui, poveri noi.

  94. 94 il vecchissimo girino
    settembre 3, 2008 alle 4:15 PM

    Dal Pizzicato qui sopra:
    …………….
    “Questo amico infatti si scorda che fino a pochi decenni addietro in maremma gli argini si facevano col sudore, la pala e le carriole….. e questo mentre in russia c’erano già i trattori le ruspe e gli scavatori… ovviamente anche i ГУЛАГ guai a scordarcelo; ma evidentemente questo nostro concittadino ha qualche cosa da recriminare sulla russia comunista più che sul monumento; e su questo secondo aspetto della sua lamentela posso trovarmi d’accordo.”
    ……………

    Ma vah!

    Se qualcuno poteva sospetta che questo blogghe non fosse uno strumento istruttivo, eccolo accontentato: ora si sa che pochi decenni fa in russia c’ereno già i trattori, le ruspe e gli escavatori, e questo MENTRE DA NOI IN MAREMMA, gli argini si facevano col sudore, la pala e le carriole…….

    Ma vah! E da noi quando sarebbero arrivati questi portentosi ritrovati tecnologici?
    E che vor ГУЛАГ? io co st’alfabeto un ci’ho grande dimestichezza, ma a occhio e croce mi sa di sovietico e di Fiat…

    Una bella pagina di storia da riscrivere. Per me. Cara redazione, avevi ragione, s’impara sempre, e da tutti: per la serie “non è mai troppo tardi”

    Una cosa sto blogghe c’e l’ha e spero la mantenga: oltre a esse di molto istruttiva mi pare che abbi anche una sottile(?) vena umoristica, veramente invidiabile.

    Triplo
    gragragra

  95. settembre 3, 2008 alle 5:13 PM

    Se facciamo un sondaggio sono convinto che ci troviamo tutti d’accordo e nessuno neghi un monumento al Badilante.
    Ma quel monumento….

  96. 96 pizzicato
    settembre 3, 2008 alle 5:57 PM

    ГУЛАГ = gulag

  97. 97 Roberto Spadi
    settembre 3, 2008 alle 8:57 PM

    Il mì babbo è stato un badilante, ci sono delle foto in cui stento a riconoscerlo, secco secco lungo lungo ( lo chiamavano “il lungo”) abbronzatissimo quasi bruciato, ha sempre detto che fra il badilante e il minatore ‘un sapeva che sceglie come peggio mestiere.
    Il monumento lo descrive perfettamente, credo che non fosse divertente nemmeno fare le nette dei canali durante l’inverno immersi a mezz’acqua a tagliare la cannuccia con la vanga.
    Quando ero già grandicello e potevo esprimere un’opinione, lo prendevo in giro quando riguardava le foto della bonifica con centinaia di persone a lavorare con pale e carrette e tavoloni, tutti magrissimi tranne un paio che in genere stavano in posa al centro della foto; si trattava sempre del “giometrino” o dell’ INGEGNERE, e io gli dicevo: ” a voi il colesterolo ‘un vi dava noia!” e lui sorrideva un pò amaro…

  98. 98 il vecchissimo girino
    settembre 3, 2008 alle 10:39 PM

    questa me la piglio giusto pe fa 100

    gia, se qualcuno un mi brucia sul nastro d’arrivo, questo sarà il 100° commento al blog “I Monumenti del Mazzo”

    chi l’avrebbe mai detto?

    Io per esempio: basta chiedere al Fida. Va be che spesso mi piace esse un incrocio fra un guascone e un ottimista a tutti i costi, ma se proprio un ci credevo, quantomeno credevo che fosse possibile.

    E’ chiaro che il primo intervento non si fa mai per avere successo, si fa perchè la cosa la senti.

    Io la sentivo ed esordii con il pezzo che poi la Redazione nomò “Guerrino”

    ma a quell’intervento non si mosse foglia; e si che secondo me ce n’era di roba da commenta: niente

    al che dissi al Fida: ma qui se un ci metti un pò di pementa in culo il galletto mica salta, e gli mandai la mia indegna prosa rimata, che però aveva il merito di essere assai da me SENTITA e ci’aveva pura un pò di birra in corpo………….

    non la postai, la mandai al Fisa, tanto, pensai, questa un me la pubblica

    dopo un pò di giorni vado sul blogghe a vede che c’è e un ti ci trovo il pezzo mio in rima, nomato appunto “I Monumenti del Mazzo” perchè se avessi scritto “I monumenti del Cazzo”, col C..iuffolo che il nostro me li pubblicava

    e allora:

    W il Fida e chi di lui si fida

    e ora con il nuovo sito, avanti popolo (del blog e del paese)

    per ora se si vole ave’ na piazza tutta nostra a Braccagni, e questa

    il Fida ce l’ha data e guai a chi ce la tocca

    gra gra gra

  99. 99 pizzicato
    settembre 3, 2008 alle 10:40 PM

    Sai Roberto, queste parole te le devi mandare al giornale, perchè la gente che ha letto la lettera di Villon deve poterle leggerle,….. per me le tue sono le parole giuste, dette con serenità, che starebbero bene scolpite ai piedi di quella statua.

    In più leggendoti ho compreso meglio che delle volte l’arte non necessariamente deve piacere, forse deve anche dispiacere per far capire quello che ha da dire. Grazie.

  100. 100 pizzicato
    settembre 3, 2008 alle 10:46 PM

    senti, non per cità qualcuno, ne per riferimmi a qualcun altro, o per dare e riconoscere meriti come sfacciatamente fa sto vecchio girino…. però io dico….
    ma sto sito nuovo un lo si potrebbe chiamà “MAREMMA INTREMOTITA” ?

  101. 101 Biadone
    settembre 4, 2008 alle 9:27 am

    Leggendo la lettera del signor Villon mi viene da pensare che non conosca la maremma e la sua storia o che non abbia memoria.
    La risposta è tutta in una sua stessa frase “Mi ha fatto impressione. Io lavoro dodici ore al giorno e faccio migliaia di chilometri all’anno: ma il lavoro non può avere quell’immagine così tragica.”
    Tombola!! Il fatto che faccia impressione significa che l’artista ha colto nel segno, e ha trasmesso all’osservatore tutta la drammaticità di quel lavoro. Per non dimenticare!
    Il signor Villon faceva meglio a documentarsi prima di scrivere, ma forse gli interessava solo fare polemica politica, sulla quale sorvolo.
    Se mancasse del materiale sulle bonifiche lo invito a visitare questo sito (www.provincia.grosseto.it/cultura/bonifica/inizio.htm), dal quale estraggo dal testo di Vanessa Roghi, “La terra parla da sola”: “I badilanti spalavano via la terra delle colmate, distribuendola intorno ai canali. Arrivavano da vicino e da lontano, li chiamavano “buzzi verdi”, dall’Amiata e dall’Aquila, per guadagnare un po’ di soldi e tornare a casa il più delle volte con la malaria. C’era un detto nella montagna, che chi partiva per la Maremma diceva “Vo’ in Maremma”, tutto contento e al ritorno non aveva neanche il fiato per dire “So’ stato in Maremma”.”

    Dodici ore di lavoro e dopo freschi come una rosa! Scusate ma mi sono indignato, perchè questa è anche mancanza di ripetto per chi ha reso possibile la vita in questi luoghi, e se ora la strada per andare alla zona artigianale passa dentro il diversivo è grazie al sudore e al sangue di questa gente, che ha tutto il mio rispetto e riconoscenza.
    Fidanzi, urge replicare la rassegna cinematografica “La Maremma per immagini” e invitare chi ha perso la memoria.

  102. settembre 5, 2008 alle 11:44 am

    Ritorno a scrivere dopo qualche giorno e vedo che i nostri monumenti aumentano. Sul Badilante del Diversivo devo dire una cosa: non mi piace. Ma questo è come sempre molto soggettivo. Credo però che ogni artista si immagini una cosa e la rappresenti come se la è figurata in mente. Dunque anche sui nostri lavori che furono si può ragionare in più modi. Anche io pensando ai badilanti, ai fossi, alla malaria ed alle paludi, darei un’immagine di sicuro amara di questa professione di gente spesso sfruttata come lo sono oggi tante persone nel Terzo Mondo. Però c’è chi ancora pensa ad una Maremma genuina, verace, ed allora ecco che il badilante diventa un simbolo, quasi un’eroe di un mondo che fu. E allora lo si può immaginare – con un certa superficialità- e come fanno in tanti come una persona felice del suo lavoro.

  103. 103 redazione
    settembre 5, 2008 alle 10:36 PM

    Per quanto riguarda il Badilante, gli ho fatto la foto il giorno stesso dell’inaugurazione: onestamente mi lascia perplesso. Lo riguarderò meglio anche alla luce di quanto detto.

    Frugando in archivio ho trovato questo pezzo pubblicato nella Sentinella di Dicembre 2004. Credo che anche questo può aggiungere un tassello alle nostre discussioni.

    Il 15 novembre 2004 il Consiglio Comunale ha adottato, con voto a maggioranza, il Piano Strutturale, lo strumento di programmazione e gestione del territorio comunale che, al termine del suo cammino procedurale, sostituirà il Piano Regolatore operante dal 1996.
    Se l’atto consiliare di novembre è la prima tappa di un itinerario che si concluderà dopo la fase delle osservazioni, con l’approvazione e la contestuale elaborazione del Regolamento Urbanistico, la deliberazione adottata è di rilievo dal momento che con essa si permette di attuare le previsioni del vigente piano regolatore non realizzate, purchè confermate dallo stesso Piano Strutturale, diversamente le stesse sono da considerarsi cancellate e, pertanto, non più realizzabili.
    Nella prima parte dello scritto indico cosa, nell’ambito del territorio della circoscrizione, il Piano Strutturale conferma o cassa; nella seconda parte, delineo cosa lo strumento urbanistico prevede.
    1 –
    Per quanto riguarda il paese di Montepescali è ribadita la previsione già contenuta nella vigente normativa relativa ai centri storici minori di Batignano, Istia, Montepescali, ad eccezione della zona PEEP, individuata all’ingresso della frazione, previsione che, pertanto, non è più attuabile.
    Sono confermate, poi, le previsioni della variante al Piano Regolatore, adottate nel 2000, per il Territorio Aperto, che riguarda la zona degli Acquisti, Barbaruta, Madonnino, Vallerotana, con la esclusione di ciò che il Piano Conoscitivo identifica come “invarianti strutturali” – con tale termine sono indicati quegli elementi fisici del territorio che debbono essere conservati, pena effetti negativi che potrebbero determinarsi sullo stesso, dal rischio idraulico, alla perdita di valori storico/naturalistici, alla salinizzazione delle falde acquifere.
    Per Bracacgni sono confermate le previsioni insediative residenziali, sia pubbliche che private, e quelle relative al Piano degli Insediamenti Produttivi, già proprie della normativa vigente, mentre sono stralciate quelle dell’intervento turistico- ricettivo in località podere Guadalupe, del polo agroalimentare e di quello intermodale.
    E’ da precisare, però, che queste ultime previsioni, come vedremo, sono recuperate dal Piano Strutturale, sia pure in diversa localizzazione e con variata modalità.
    2-
    Per Montepescali, centro storico che “ha mantenuto integro il suo impianto medievale” rappresentando con ciò un’invariante strutturale, il Piano si pone l’obiettivo, di valorizzarlo quale “porta” del sistema del parco delle aree boscate comprese nell’areale di MonteLeoni.
    In tale ottica, pur non prevedendosi nuove edificazioni nel paese, si ammette il potenziamento e l’ampliamento degli attuali impianti e attrezzature pubbliche, ubicate nel territorio aperto e, relativamente al patrimonio edilizio esistente, attraverso la normativa di dettaglio da specificarsi nel Regolamenteo Urbanistico, potranno prevedersi incrementi di volumetria anche per finalità ricettive.
    Braccagni – il Piano Strutturale ribadisce il ruolo che la frazione “riveste a livello provinciale, riaffermando la localizzazione di alcune importanti infrastrutture e introducendo delle nuove.
    In tale prospettiva conferma il sito del Madonnino come polo fieristico e centro agricolo produttivo e , prendendo atto che il comune di Roccastrada nella stessa area ha individuato un insediamento produttivo di ampia dimensione, vi trasferisce il polo agroalimentare che, il piano ancora in vigore, individua lungo la via Sticcianese presso Casa all’Orto.
    A Casetta Grottanelli, invece, si prevede l’insediamento del Consorzio Agrario Provinciale “ammettendo funzioni direzionale, di stoccaggio e deposito, artigianali e commerciali, per una superficie lorda pavimentabile di 20 mila mq, comprensivo del riuso del patrimonio edilizio esistente”.
    All’interno del centro abitato si individua, a nord, l’ampliamento dell’insediamento produttivo esistente includendo, a tale destinazione, l’area ricompresa tra i due tracciati dell’Aurelia; a sud, l’adeguamento della stazione ferroviaria sia per il trasferimento dello scalo merci di Grosseto sia in prospettiva di una riorganizzazione dei servizi ferroviari giornalieri con Siena; nell’area di frangia, quale ricucitura con il nucleo residenziale esistente e in fase di realizzazione, è consentito un intervento di edilizia residenziale per 25 alloggi privati e altrettanti pubblici.
    Nell’area ricompresa tra il tracciato dell’elettrodotto, la ferrovia e il nuovo attraversamento ferroviario di via Malenchini, è previsto un intervento di edilizia residenziale per 20 alloggi privati ed altrettanti pubblici.
    E’, infine, autorizzata l’edificazione di un albergo per 100 posti letto in adiacenza degli impianti sportivi, per i quali si “prevede potenziamento”.
    Territorio Aperto
    Si confermano i centri agricoli di Barbaruta e Vallerotana; per il primo, dando priorità al riuso del patrimonio esistente, attraverso “incrementi di volumetria di ricucitura”, si ammette la riqualificazione del nucleo agricolo.
    Per il secondo – Vallerotana – è consentito il potenziamento dello stesso con volumi da destinarsi a magazzini e laboratori di trasformazione prodotti agricoli.
    Si individua, infine, il “Parco per la fruizione delle aree boscate del sistema Batignano- Montepescali-Monte Leoni) con “soste attrezzate dotate di modeste volumetrie di servizi e, attraverso il riuso del patrimonio edilizio esistente la realizzazione di strutture ricettivo-alberghiere.
    In tale visione i centri di Batignano e Montepescali, all’interno del loro tessuto storico”, avranno la funzione di organizzare i servizi funzionali all’uso ricreativo-culturale del sistema boscato, ricco di emergenze storico-naturalistico-monumentali”.
    Pochè il Piano Strutturale, una volta adottato e pubblicato, potrà essere oggetto di osservazioni, preliminari alla sua approvazione, reputo che sia opportuno che le sue previsioni siano oggetto di analisi, anche critica, con l’obiettivo che i residenti della circoscrizione, in quanto singoli e il Consiglio Circoscrizionale, come organo istituzionale, possano esprimersi in maniera formale avanzando le proprie considerazioni all’ufficio gestione del territorio del comune di Grosseto, tenendo presente che le medesime osservazioni vanno presentate entro la fine del mese di gennaio 2005.

  104. 104 Pace e Bene
    settembre 8, 2008 alle 12:46 am

    Il monumento al badilante è veramente apprezzabile ed è giusto che sia imponente e visibile in un punto dove tanti badilanti hanno versato fatiche e sudore per bonificare la nostra terra così brulla. oggi è una bellissima provincia valorizzata dalla sua natura, vivibile proprio per quella bonifica voluta ed effettuata dall’uomo. Il monumento mi fa accapponare la pelle solo perchè penso al lavoro duro di quella gente, oggi siamo abituati a delegare agli immigrati i lavori più umili e duri, tanto tempo fa anche i nostri nonni e genitori erano immigrati, ma perchè provenienti da regioni e città limitrofe. Riflettiamo quando guardiamo quel monumento! noi siamo stati fortunati a trovare questo canale detto Diversivo, anche se molti di noi non sanno neppure cosa sia! qualcuno del Gruppo Tradizioni popolari potrebbe illustrarlo! la cultura non fa mai male! grazie. Pace e Bene

  105. settembre 20, 2008 alle 8:34 am

    Oggi sul Tirreno c’è un paginata dedicata sempre al monumento al Badilante, con un interrogativo “E’, o no, uno dei simboli della nuova Maremma?”
    Su questo blog non sono emersi particolari dubbi sull’opportuntà di un monumento al badilante, quanto sul fatto se è piacevole o no trovarsi alle porte di Grosseto quel tipo di monumento. Ma, sempre sul Tirreno, tal Mario Ricchi fa una riflessione interessante “Mi dispiacerebbe se dietro alla giubba del badilante si nascondesse, come temo, una sorta di crisi dell’identità civile, di una città e di un territorio-pascolo di Siena, sospeso da sempre tra origini indubbiamente umili e una cronica mancanza di simboli e sensibilità storica”

  106. 106 Roberto Spadi
    settembre 20, 2008 alle 3:50 PM

    Non c’è niente da vergognarsi delle nostre origini, umili o no sono quelle e solo per questo vanno ricordate e custodite.
    Mi fanno sorridere i comportamenti di altri paesi che rovistano nel passato per mostrare solo quello che ad oggi viene considerato bello e/o spettacolare al di fuori del contesto di allora che magari così splendido non era.
    Per spiegare, si magnifica tanto l’età medioevale ma a quei tempi era durissima per tutti e bastava un piccolo infortunio (fratture, tagli profondi, ecc…) che era difficile cavarsela.
    Per andare oltre, vi segnalo una notizia, forse,e dico forse, il blog viene letto anche in comune perchè un assessore mi ha chiesto d’inviargli la relazione (versione integrale) della circoscrizione riguardante il sottopasso/cavalcavia che qui ho pubblicato.

  107. 107 pizzicato
    settembre 20, 2008 alle 8:05 PM

    Potresti fargli notare che nei progetti che ho visto io, manca ogni indicazione di come dovrà essere poi collegata via dei pupilli, quella che passa davanti alla cantoniera e alla stazione vecchia e va verso i poderi novi, la stalla ex concialini , morganti, casa santoni, opere pie (bavona) dove chiuderanno due passaggi a livello.

    Ora c’è una sterrata che costeggia la ferrovia da passaggio a livello a passaggio a livello, ma nei progetti rimane tale… sterrata e piena di buche, quindi inutilizzabile d’inverno e poi è solo vicinale… dovrebbero integrarla nel progetto e prevedere un allaccio alla castiglionese magari proprio asfaltando e rendendo praticabile l’attuale collegamento che costeggia la ferrovia, te lo dico in qualità di rappresentante della circoscrizione, che poi se fanno il sottopasso oil soprapasso e via dei pupilli rimane un cul de sac succede un casino, te ne sarei grato se lo facessi presente all’assessore.

  108. 108 Roberto Spadi
    settembre 20, 2008 alle 8:18 PM

    Caro Pizzicato questo è il testo della mail che ho inviato stamane all’assessore in questione, mi sembra di aver quasi centrato il problema che segnalavi.
    P.S. La strada che descrivi è delle ferrovie.

  109. 109 Roberto Spadi
    settembre 20, 2008 alle 8:19 PM

    Dear assessore le invio, in allegato, la relazione della commissione ambiente, infrastrutture, ecc.. relativa al problema sottopasso/sovrappasso (cavalcavia).
    Oramai è un pò datata, ma credo che le darà qualche spunto per portare a termine una volta per tutte questo ANNOSISSIMO problema.
    Mi consenta u’ultima considerazione, in uno dei tantissimi incontri con l’assessore al traffico, uno dei suoi collaboratori accennò alla possibilità che quei fenomeni degli ingegneri delle FFss volessero, con un unico cavalcavia eliminare tre (3) passaggi a livello, impegnando così ettari di terreno e toccando altezze stratosferiche, inoltre, secondo lui, non era prevista alcuna infrastruttura (strada) che consentisse, una volta soppresso il passaggio a livello alla stazione, un deflusso regolare del traffico che comunque si dirige al consorzio agrario, ristorante, e alla stazione stessa.
    Saluti.
    Roberto Spad

  110. 110 poetavate
    settembre 21, 2008 alle 4:46 PM

    Carissimi cittadini, non i parenti di Donatella! Ma tutti quelli di Braccagni/Montepescali scalo vorrei essere veggente per sapere come sarà questa frazione fra circa 10 anni, vi siete interrogati dove petrebbe essere collocato l’attraversamento ferroviario, cavalcavia? sottopasso? Cosa pensate sia meglio fare? Mio giudizio è fare alla svelta qualcosa di sicuro! Il passaggio a livello va abolito, al suo posto vedrei bene una siepe o una bella aiola fiorita, quando le campanelle smetteranno di suonare,ci rattristeremo un pò, ma sicuramente qualcosa di meno logorante ci farà arrivare oltre le sbarre. forse nei prossimi anni il nostro borgo sarà diverso, ma ancora più importante compreso il territorio limitrofo.


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